L’abbraccio del mare: Levanto (parte 1)

Finalmente, è arrivato, un week-end in cui possiamo uscire dalla regione ed è prevista una mareggiata! Questo significa una sola cosa: si va al mare finalmente. Preparo tutte le cose da mettere sul camper e fidatevi, ogni volta è un piccolo trasloco: coperte, lenzuola, asciugamani e poi generi alimentari, acqua, vino, skate, tavole da surf, SUP, mute di vario spessore e attrezzattura varia da campeggio. Nicola è il designato del carico/scarico attrezzature sport e camping, e puntualmente dimentica a casa qualcosa, io ovviamente lo sgrido ma so nel profondo che se organizzassi io le cose sarebbero metà cose caricate e metà lasciate a casa. Io mi occupo della parte cucina, che onestamente mi viene piuttosto bene. Io lascio a casa volontariamente delle cose (tipo biscotti) che poi puntualmente però prendiamo nel luogo di arrivo. Non è vita in camper senza biscottini come dolce.

Partiamo pomeriggio tardi e arriviamo a Levanto appena prima del coprifuoco, decidiamo per la notte di dormire in un parcheggio lontano dal mare (anche perché nel parcheggio fronte mare sono vietati i camper), ma prima di andarci a sistemare nel parcheggio decidiamo di andare a respirare un po’ di aria di mare. Dopo praticamente 5 mesi, abbiamo potuto rivedere il mare, annusare il suo profumo, lasciarci cullare dal suo sciabordio, l’umidità dell’aria di mare si è subito adagiata su di noi come in un abbraccio. Ciao mare, a domani!

La mattina dopo, ci svegliamo di buon ora e ci dirigiamo subito verso il campeggio, ma prima di nuovo sosta sulla terrazza vista mare a contemplare il mare calmissimo. C’erano dei ragazzi, su un pontile che facevano strane cose con candele e fuoco, poi si lui si è inchinato sulle ginocchia, la ragazza era incredula, si sono abbracciati e baciati e lui pieno di felicità ha urlato al mondo “ha detto SI”. Io, sono un inguaribile romantica e benché il mio romanticismo non mi sia stato molto d’aiuto o comunque non ha funzionato molto bene, per queste cose mi fanno sciogliere come neve al sole. Mi sono commossa e ho applaudito dalla terrazza per questo bellissimo gesto d’amore. E’ proprio bello lasciarsi trasportare e commuoversi per la felicità di altri, anche se non li hai mai visti prima.

Ci sistemiamo in campeggio su una terrazza bellissima, tutti i bestioni bianchi sono sistemati piano terra e invece il nostro Elvis è riuscito a fare una bella salitina e ha portarci in questo magnifico posto. Il camping è bellissimo, docce sempre calde pulite, attenti alla pulizia e immerso nel verde. Ci sono un sacco di gattini che girano per i vari camper ormai abituati al via e vai di turisti. Ho subito pensato a Luigi, la gattina che mi ha tenuto compagnia mentre studiavo per l’esame di ammissione all’università, chissà se verrà a trovarmi?! Mentre prepariamo tutto il nostro giardino privato con sedie e tavolino, ecco che si avvicina un micio grigio e rosso. LUIGI c’era ancora e mi è subito venuto a dare il “bentornata”, gli ho dato subito una doppia dose di coccole e attenzioni poi abbiamo fatto colazione e abbiamo preparato i SUP. Non è tempo di sentimentalismi, Luigi, il mare ci aspetta!

Non ho mai avuto il piacere di vedere le acque di Levanto così limpide: l’azzurro intenso dell’acqua andava a braccetto con la roccia scura e la vegetazione lussureggiante. Uno spettacolo per gli occhi, per la mente e per il cuore. Ti senti davvero appagato da tutta questa bellezza. Ogni volta che faccio queste cose che mi fanno sentire bene mi viene sempre in mente la canzone “una splendida giornata” di Vasco Rossi e me la canticchio mentre il remo scorre nell’acqua. Abbiamo trovato un perfetto trampolino per una sessione di tuffi, l’acqua era fresca ma con la muta non ci spaventa niente. Stavo talmente bene alla fine, che sarei più uscita dall’acqua.

La mareggiata è arrivata. Mi sveglio alle 6 di mattina carichissima senza sveglia, questo per una persona come Nicola è abitudine per me è straordinario. Io sto a letto anche 10 h e faccio fatica a svegliarmi, mi sta venendo il grande dubbio che sia per il fatto che mi sveglio in una landa depressa e desolata. 6.30 ci rechiamo alla spiaggia, vado a chiamare i nostri compagni di avventura che ci hanno raggiunto, Agata e Andrea e si va in acqua. Andrea e Nicola dove ci sono onde più impegnative, Agata e io andiamo sulle ondine più semplici. Avere un’amica sulle onde è stato divertente, ci spronavamo, chiacchieravamo, ci divertivamo. Saliti, abbiamo fatto una sostanziosa colazione al bar, i nostri amici ci hanno lasciato nel primo pomeriggio e noi ci siamo fatti un bellissimo sonnellino ristoratore. Dopo la sveglia così presto ci stava alla grande.

Il giorno dopo, ancora onde, questa volta la mia faccia era un po’ più contrita, la sveglia non è proprio stata carica del giorno prima ma ero pronta per tornare in acqua. C’era una bellissima giornata ed entrare presto mi avrebbe permesso di surfare con poche persone al fianco. Sono stata abituata troppo bene a Chia, quando eravamo solo in due in acqua. In realtà mi sento un pericolo perché ancora non ho la completa gestione della tavola quindi se c’è tanta gente non entro piuttosto. Mai decisione fu presa meglio, tutti i surfisti entravano a centro baia dove c’era Nick e io ho surfato per un ora e mezza praticamente sola. Poi sono arrivati un gruppo di ragazzi urlatori che mi hanno rovinato tutta la magia della session e ho deciso di uscire dall’acqua. Il surf quando vuole riesce a metterti davvero di buon umore. Alcune volte, non so se succede anche ai pro o ai più bravi, vorresti prendere la tavola spaccarla a metà e non salirci più, altre io mi arrabbio tantissimo con me stessa perché magari continuo a cadere e non riuscire a stare in piedi. Ma il “problema” del surf è che diversamente dalle altre discipline che pratico o ho praticato come nuoto o crossfit, chi comanda è il mare e non c’è una condizione standard con cui confrontarsi. E’ sempre diversa, cambiando spot (luogo) o anche rimanendo nello stesso. Le condizioni del mare variano, le condizioni del vento variano e quindi ogni volta è sempre una volta nuova. Aggiungiamo il fatto che non è un allenamento giornaliero ma saltuario e che purtroppo il mare non lo vedo così spesso complica ancora di più le cose.

Il surf però è qualcosa di più grande del solo atto sportivo, quando non sei connesso con il momento, quando stai pensando ad altro o hai in mente solo la performance allora molto probabilmente sarà una session terribile. Quando invece sei pronto a seguire il flow, quando sei pronto a connetterti con la natura, hai la mente libera e aperta allora riesci a cogliere il potere del surf. Il cielo ti sembrerà più azzurro (anche se magari sta piovendo a dirotto), l’acqua più amica e anche prendersi delle sberle dalle onde in faccia sarà piacevole.

Ecco la versione video del racconto. Cosa preferite?

Lockdown in Sardegna

Tanto ci siamo chiesti se valeva la pena partire come ogni anno per la Sardegna, avevamo voglia di evadere, avevamo voglia di mare, di sole e di colori. Avevo perso la voglia di fare tutto, persino di fare la passeggiata giornaliera intorno alle campagne di casa mia.

I dubbi si sono sciolti come neve al sole dopo che ho dato il mio ultimo esame universitario prima delle feste di Natale. Il pomeriggio dopo pranzo, alla Tv si parlava solo di chiusure, di colori, di giorni, di regole, di proibizioni. E noi dobbiamo evadere da questa situazione che ormai sembra un film di fantascienza! Abbiamo acquistato il biglietto per il traghetto 8 ore prima della partenza, senza farci influenzare da quello che dicevano tg, ansa e news. Per la prima volta abbiamo prenotato la cabina per la traversata, che non è nello stile surfista “wild”, ma ci sentivamo sicuramente più tranquilli, pochi contatti con umani. Ormai siamo diventati misantropi. Ci siamo resi conto, arrivati a bordo del traghetto, che la cabina era stata la soluzione migliore: i divanetti dove di solito dormivamo erano tutti transennati, oltre il fatto che  non c’è nessuna fretta di salire a bordo per prendere i divanetti per dormire, dormi comodo, hai un bagno privato in cui al rientro puoi usare tutta l’acqua che vuoi per farti una doccia calda, e se ti porti del buon vino, si può anche trasformare in un ottimo bar privato.

Trascorsa la notte tranquilla, liberiamo la cabina appena prima che aprano i nostri garage e andiamo a prendere il nostro Elvis che scalpita per l’avventura, la nave è vuota e scendiamo velocemente, passiamo i controlli in cui misurano la febbre e come ogni anno abbassiamo i finestrini… e annusiamo l’aria salmastra. Quest’anno però ad accoglierci c’è la nebbia, c’è buio, è tutto grigio ed umido, sembra di colpo di essere stati rimbalzati a Mantova. Come nel gioco dell’oca quando c’è la casellina “torna alla partenza”. Durante la strada la nebbia si dirada, e compaiono i colori dell’alba che ci fanno improvvisamente vedere pascoli verdi, alberi di sughero e il cielo azzurro. Azzurro, come non lo vedevamo, non ricordo nemmeno da quando. Perché in pianura anche quando c’è sereno, il cielo, fateci caso, non è mai azzurro, ha sempre toni sul grigio, biancastro. Nemmeno il cielo ha colore. Durante il tragitto facciamo una sosta al bar, dopo 1 mese e mezzo di zona arancio non ci sembra vero di bere un cappuccino e divorarci una brioche seduti ai tavoli dell’autogrill. Come cambiano le percezioni di normalità, quando ti cambia il mondo intorno. Ci incamminiamo di nuovo ed arriviamo ad Alghero, Nicola, che è l’uomo delle mille passioni ha deciso che quest’anno provvederà alla nostra cena andando a pesca, quindi si fionda in un negozietto di pesca a prendere delle esche vive da portare con noi nella nostra avventura. Prima di raggiungere la spiaggia di Porto Ferro dove avremmo passato il pomeriggio, veniamo fermati da un pastore sardo che vende formaggi car by car e ci appioppa una bella forma di pecorino da 1,7 kg. Ottimo, mi ci voleva proprio per completare il piatto del pranzo: culurgionis (tipica pasta sarda) con sugo al pomodoro e grattugiata di formaggio pecorino come se piovesse. Arriviamo al parcheggio e corro subito in spiaggia a vedere il mare. La baia di Porto Ferro mi si apre davanti agli occhi, il mare è calmo, e trasparente, vado subito a sentire la temperatura dell’acqua con le mani, fredda, ma non troppo, giusta per un bel giro in sup nel pomeriggio. Mi sono seduta sulle rocce e ho respirato a pieni polmoni l’aria e mi sono sentita presente, al posto giusto e al momento giusto. Il costante senso di incertezza e inconsistenza che sento nella casa di mattoni e nella quotidianità scompare appena monto sulla nostra casa su ruote. Pensandoci bene dovrebbe essere un controsenso eppure per la mia anima non lo è. Sul nostro Elvis mi sento presente, centrata, VIVA. Il mio animo gipsy sembra nutristi della libertà che respiro quando cavachiamo le strade (ridin’roads), del contatto con il mare, con i venti, con la sabbia, la terra con gli elementi. Elvis poi mi fa sentire protetta, in un abbraccio, ho tutto ciò di cui ho bisogno: bagno, cucina e piccola camera da letto con 2 finestre che ogni mattina mi permettono di vedere l’alba. E poi, ormai lo sapete, amo passare del tempo con il mio partner in crime, e il camper ci permette di vivere fianco a fianco ma anche di prenderci spazi quando lo desideriamo.

Nel pomeriggio ho convinto Nick ad andare a fare un giro in Sup, l’intenzione era quella di fare una “passeggiata” tra le calette nei dintorni di Porto Ferro, in realtà ci siamo fermati al di sotto della rocca dove si sviluppavano delle ondine di 20/30 cm e ci siamo divertiti per ore e ore a cavalcare queste mini onde. Il clima era piacevolissimo, primavera inoltrata  e il sole era caldo. Credo di essere stata più in acqua che sulla tavola tra cadute e tuffi, è stato un bellissimo benvenuto dall’isola. La sera ci siamo poi spostati a dormire in una zona più appartata, sempre vista mare. La luna si specchiava nel mare e il rumore delle onde che si infrangevano sulla battigia erano la ninna nanna per la nostra prima notte in camper dopo tanto.

Il giorno dopo abbiamo deciso di spostarci a sud, il nostro piano era quello di arrivare a Chia, sistemarci in un area camper e di passare i giorni arancio e rossi all’interno dell’area sosta così da evitare problemi di multe o contestazioni. Le condizioni del mare promettevano bene, sarebbe stato dalla nostra parte e avremmo potuto surfare per molti giorni. Siamo scesi per la strada costiera che arriva a Bosa che offre sempre dei bellissimi panorami sulle coste frastagliate dell’algherese, sosta a Bosa per un caffè vista mare e siamo ripartiti direzione S’Archittu. S’Archittu è un meraviglioso borghetto nella costa centro occidentale, noto per la roccia di origine calcarea che forma un arco ed impreziosisce le spiaggette del borgo. Abbiamo trovato con difficoltà un posticino per posteggiarci, ma quando ci siamo parcheggiati ci sembrava di vivere in un sogno: parcheggio piccolissimo, su una lingua di terra che univa la terra ferma a un piccolo promontorio. Nick ha voluto subito buttare la canna in acqua per tentare di pescare la cena (per fortuna avevamo il frigorifero pieno di deliziosi manicaretti) io invece ho preferito rilassarmi cullata dal rumore del mare. L’intenzione era quella di andare a fare il giro intorno all’arco di pietra ma purtroppo Nick non aveva tanta voglia e io da sola, non mi fidavo. Il fondale della baia era tappezzato da ricci e non avevo voglia di passare le sera a togliere spine nella malaugurata evenienza che fossi caduta in acqua. Mi sono seduta su una roccia e ho contemplato il tramonto, ho guardato il sole che andava lentamente a spegnersi nel mare, un altro giorno era finito e non avevo niente da rimpiangere. Ero grata di tutte le cose che questa giornata mi aveva offerto. E di quello che stava per venire. La sera abbiamo cenato (non grazie al pesce che ha procurato Nick) con la vista del piccolo borgo illuminato che si rifretteva nel mare.

#blessed

Seguirà nuovo episodio del blog ⟶⟶⟶⟶

Il video della nostra avventura: https://youtu.be/94NTD9FrBlw

Surfista in quarantena

Un giorno senza surf è un giorno perso. Partiamo da questo concetto base. Il surf è qualcosa di più dello sport, di un hobby, è un pensiero, una filosofia di vita, è libertà. E’ ribellione, amore per la natura e l’aria aperta. E’ rinunciare alla vita come tutti la intendono per dedicarsi il più possibile a questo stile di vita. Ribellarsi alle catene che la società ti impone e fregarsene dei commenti o dei giudizi degli altri. Cogliere l’attimo, il surf ti insegna anche questo. Le onde vanno e vengono e quando ci sono bisogna assolutamente buttarsi in acqua!

Pensate a un surfista libero, indipendente e ribelle obbligato a stare segregato in casa in quarantena. Per 60 giorni circa. Non lo nascondo, intrattenerlo per 2 mesi circa è stato provante. Ho cercato di spronarlo, incitarlo, incoraggiarlo, tirarlo su di morale, distrarlo ma è stato un lavoro 24/7. Mi sembrava di stare sulle montagne russe, un momento era di buon umore e un momento dopo guardava video di onde su Instagram e su YouTube piangendo. Abbiamo visto qualsiasi Vlog di viaggiatori fulltimers (grazie Yari Ghidone https://www.youtube.com/channel/UC13nR-TN03WJFvn1V53TIwA e Vivere in camper: machitelofaffa https://www.youtube.com/channel/UClNzo49WW7uS-lV0FjfNsGA/about) e qualsiasi film sul surf (film famosi e docu film), abbiamo studiato qualsiasi video di surfisti in Italia cercando di geo-localizzare gli spot che ancora non conoscevamo. Viaggiare, costantemente, anche con la mente. E’ stata una parentesi strana, si passava da giornate vissute come se fossimo in vacanza e giornate vissute con una certa angoscia del futuro. Ma giornate volate via senza lasciare un segno secondo Nick. Io invece credo che mi abbiano lasciato più segno 60 giorni in quarantena che 60 giorni tra lavoro e affari di casa. Ci siamo dedicati a nostri obiettivi, a passioni nuove, come la cucina e vecchie come lo sport (crossfit ha salvato la nostra forma fisica e mentale). Per allietare le giornate al mio surfista in crisi ho addirittura comprato una balance board per allenarsi e per arrivare pronto al momento in cui rientrerà in acqua.

Ma la cosa che più ci ha salvato è stato viaggiare con la mente. L’anno scorso mentre programmavo le mappe del viaggio in Spagna del Nord e Francia mi sono imbattuta nel sito di CaraMaps (https://www.caramaps.com/) utilissimo per programmare i viaggi itineranti ma soprattutto per quando si è in viaggio! Sul sito, infatti, si trova la mappa delle aree sosta, parcheggi, campeggi e aree di carico/scarico inoltre tutte le info su queste: indirizzo, telefono, mail, coordinate Gps, prezzi e addirittura il meteo del giorno ma, fondamentale per me, sono le foto e le recensioni di chi c’è già stato. Sapere più o meno dove dovrò dormire ha la sua importanza sopratutto in libera, quando non hai un “posto sicuro” come il campeggio dove fermarti. Dormire in libera significa dormire in strada, in parcheggi non custoditi, in parchi isolati o vicinissimi alle spiagge. Bellissimo ma rischioso se parcheggi in un parco dove la sera trovi personaggi pericolosi. Quindi affidarci a questo tipo di app ci tranquillizza e finora ci ha sempre fatto passare notti tranquille. Foto e recensioni si sono sempre rivelate super coerenti con la realtà. Si può, in caso di iscrizione al sito, postare foto, recensioni, aggiornare ed aggiungere luoghi, quindi è un sistema in continua evoluzione, questo ti farà guadagnare punti caras nella classifica generale della community (un incentivo per tenere sempre aggiornato i vari luoghi che si visitano). Un ottimo strumento è “pianifica un itinerario” dove puoi andare ad inserire ogni sosta con tanto di chilometraggio tra una tappa e l’altra. Se invece non hai idea di dove fare il prossimo viaggio ci sono tantissime idee nella sezione viaggi tematici. L’app per il cellulare, è utilissima nel viaggio vero e proprio nel caso si volesse trovare un posto dove sostare all’ultimo momento, oppure nel caso l’area sosta/campeggio prefissato fosse full (come ci è successo a Ribadesella o a Levanto), con 60mila luoghi registrati c’è l’imbarazzo della scelta. L’app di CaraMaps ha anche una chat che ti mette in contatto con i membri della community vicino a te. Con un investimento irrisorio (se pensiamo ai prezzi dei navigatori per camper che molte volte danno i numeri), ci si iscrive a PREMIUM con 9,99 euro all’anno e hai a disposizione elenco di circuiti tematici, la possibilità di navigare offline nelle mappe (super importante se sei all’estero e i giga sono limitati), navigatore GPS integrato e la possibilità di avere illimitati filtri nella ricerca.

Ora il lock-down si è allentato, abbiamo ripreso la routine fatta di lavoro e incombenze purtroppo però essendo surfisti lombardi abbiamo ancora limitazioni per lo spostarci tra regioni, inoltre le spiagge del Lago di Garda (parte Lombarda) hanno tutte l’accesso interdetto . Quindi il surfista è ancora più sotto pressione, vede i suoi amici veneti che hanno accesso a Malcesine e a Sottomarina per il windsurf (abbiamo aspettato la Bora tutta inverno e arriva a maggio), i surfisti Liguri che hanno la fortuna di avere delle mareggiate in questo periodo, e i surfisti della Riviera che si divertono con ondine da longboard super divertenti. Per lenire alle ferite della prigionia il surfista si sta dedicando al camper nella speranza che presto riaprano le porte anche a noi. Abbiamo già i motori che scalpitano. Siamo pronti per nuove avventure!

BALEAL

Ottobre 2019, è arrivato in un attimo. Dopo il ritorno dal lungo viaggio dalla Spagna del Nord eravamo tornati al nostro lavoro e al solito tram tram di tutti i giorni. Aspettavamo il weekend per ripartire con il nostro camperino, come i bimbi aspettano il Natale. Ma avevamo nostalgia dell’Oceano e delle sue onde, delle sue spiagge ampie e desolate. A tirarci su di morale, oltre alle gite fuori porta con Elvis, c’era anche un biglietto aereo Ryanair, prenotato non ricordo nemmeno quando. Destinazione Baleal, un paesino a nord di Lisbona (1 oretta di macchina), una delle mete per chi vuole fare una cosa sola nella sua vacanza: SURFARE!

Non ho passato un bel periodo dal ritorno dalla Spagna e al momento della partenza ero ancora in uno stato mentale molto brutto. Speravo che la compagnia di Nick e dei suoi amici surfisti mi facessero tornare un po’ di buon umore, e che questa vacanza potesse, come dire, lenire le ferite della mia mente. Diciamo che il 2019 è stato un anno impegnativo dal punto di vista “progetti lavorativi”, anno che sembrava partire alla grande con un lavoro diverso ma che poi subito si è rivelato una catastrofe dal punto di vista del carico di stress, decisi allora di cercare altro, e trovai quello che mi sembrava un occasione unica, con un piccolo investimento ho iniziato, ma poi sono crollata psicologicamente. Un altro fallimento. Quante volte devo cadere e quante devo rialzarmi? Non ho ancora imparato la regola del “mai una gioia” della vita.

Prendiamo il volo, dopo un anno dall’ultimo aereo preso, sempre un emozione (per me terrorizzante) volare, ma pur sempre una grande emozione. Arriviamo a Lisbona nel primo pomeriggio, attendiamo che scarichino le nostre tavole e ci dirigiamo verso l’autonoleggio a ritirare i nostri super mezzi. I ragazzi non stanno nella pelle, hanno voglia di tuffarsi nell’Oceano e appena finiamo il disbrigo di tutti i moduli dell’autonoleggio partiamo in direzione Carcavelos, una spiaggia a 12 km a Ovest da Lisbona. Mangiamo qualcosa in un baretto sulla spiaggia e poi i ragazzi si cambiano ed entrano in acqua. Cosa c’è di meglio di inaugurare un surf trip se non con una session ancora prima di arrivare a destinazione?

Finita la session partiamo in direzione Baleal (Peniche). Dopo un oretta e mezza di strada arriviamo alla nostra villetta per la settimana, che figata! Una splendida villetta in stile moderno, in un quartiere tranquillissimo, a picco sul mare. La casa è fantastica, una cucina enorme, un patio fuori dove poter addirittura mangiare e fare grigliate, ogni stanza ha il suo bagno e , lasciatemelo dire, questa per me è stata una magnifica notizia! Il problema fondamentale di dividere la casa con altri 6 uomini era esclusivamente l’uso del bagno in comune.

Non vi starò a descrivere giorno per giorno che cosa abbiamo fatto… Perché nel surf trip esiste solo: l’Oceano, la compagnia e le onde! Ogni mattina ci svegliavamo tranquillamente, lo chef della casa (menzione di onore per lui che ogni giorno ci ha preparato colazioni, pranzi e cene squisite) faceva trovare pancake, crepes e caffè americano già pronti per essere divorati, poi insieme si partiva alla ricerca dello spot migliore, quello con il giusto swell, la giusta marea, la condizione perfetta! Era tutto un girare su e giù per la costa. Alla fine si entrava più o meno sempre negli stessi spot. Un modo come un altro per conoscere il territorio. Per fortuna a riva le condizioni erano adatte anche a me super principiante.

I giorni sono passati riempiendoci gli occhi di panorami stupendi, dell’azzurro del cielo, del blu dell’Oceano, del bianco della sabbia e del verde dell’erba. Per non parlare del rosso-marrone delle dune di sabbia e terra che si trovano a Playa Almagreira. Dune che ospitavano un sacco di surfisti in van e in furgone. Che invidia! Elvis, preparati che il prossimo viaggio portiamo anche te!

L’incubo peggiore di un surfista in surf trip è ovviamente quella di beccare anche solo una giornata di calma piatta. In quelle poche ore vedrete il ragazzo svuotato, smarrito, senza più uno scopo nella vita. Inizia la ricerca disperata di un onda anche di pochi centimetri da surfare, un appiglio per poter salvare la giornata. Un giorno senza surf, è un giorno perso! L’Oceano ci ha fregato e ci ha regalato una giornata di piatta totale, i surfisti in astinenza erano più di uno e si doveva trovare una soluzione. Prendiamo mute, tavole da surf e macchine e si parte, tutte le webcam dei dintorni danno condizioni “flat” ma i surfisti non ci credono e devono andare a vedere di persone! Nel pellegrinaggio per trovare “l’onda perfetta” siamo finiti nello spot che produce le onde più grandi del mondo: Nazaré. Abbiamo visitato il magnifico faro che si staglia tra le onde enormi. Guardando l’orizzonte risulta impossibile immaginare che davanti a quel faro si possano formare onde altre 30 metri, 9/10 piani di un abitazione. Ed è assurdo pensare che ci sia gente così matta da surfare quelle onde. Dentro il faro troviamo un piccolo museo con le foto delle onde più spaventose, le tavole che sono riuscite a surfare quelle onde (integre o rotte, amputate) e la muta che indossano i big wave rider con imbottiture per proteggersi dall’enorme forza dell’acqua. Vi giuro, non vorrei mai essere al loro posto!

Ma poi le onde sono tornate e i nostri eroi surfisti hanno potuto tornare a surfare! E abbiamo potuto addirittura vedere i surfer professionisti disputare il Meo RipCurl PRO (mi scuso per la qualità pessima del video, stiamo lavorando per un bel cannone più professional). E’ stata veramente una figata pazzesca! Abbiamo respirato un atmosfera magica e piena di positive vibe e ho sognato, per un attimo, che un giorno sarei stata figa come le ragazze che disputavano la gara.

Ragazzi, io non lo dico perché sono fidanzata con un surfista maaaaa… quanto sono fighi? Stilosi, abbronzati, sempre con i capelli arruffati, con l’oceano nel sangue e la libertà ai piedi. Non vedo l’ora di partire per un nuovo surf trip!

Pane carasau e vento

La traversata è stata tranquilla. Ci siamo imbarcati per primi e abbiamo potuto prendere gli unici divanetti presenti sulla nave, nella zona bimbi. Ci siamo accampati come meglio potevamo e appena la nave è partita siamo piombati tutti e due in un sonno profondo! La narcolessia da viaggio… Peccato che non mi colpisca in aereo!La mattina, dopo varie peripezie per trovare il ponte garage dove era stato parcheggiato il nostro Elvis, ci dirigiamo verso Valledoria, più precisamente alla Ciaccia. Una spiaggia splendida, dove, se soffia il vento giusto si fanno delle ottime uscite in windsurf. Abbiamo incontrato altri due camperisti/windsurfisti, che ancora non sapevamo ma ci avrebbero fatto compagnia praticamente per tutto il viaggio.

Un’altra delle meravigliose scoperte del viaggiare: gli incontri. Ogni volta che si viaggia si incontrano persone interessanti, ognuna ha la sua storia da raccontare. Quello che le prime volte mi ha lasciato un po’ di stucco, io che per lavoro dovevo rispettare gli ordini gerarchici di pazienti e dottori, è che il viaggiatore non è avvocato, dottore, commercialista, chirurgo, operaio, casalinga. Il viaggiatore è viaggiatore. Non ci sono Lei, Voi, inchini, referenze, ma solo una gran voglia di condividere e vivere momenti che la vita ci regala.

Alla Ciaccia arriviamo che c’è una leggera brezza, sole e quasi caldo. Mentre aspettiamo che inizi a soffiare il vento andiamo a procacciare un po’ di cibo per la serata, alla fine è la Vigilia di Natale anche se siamo senza giubbino! Mentre Nic è finalmente entrato con il windsurf in acqua, io come il solito non lo perdo di vista e mi vado a fare una passeggiata a piedi nudi sulla sabbia. Uno dei tanti momenti che rimarranno nel mio cuore per sempre. Io, a dicembre, con i piedi nel mare cristallino della Sardegna con il vento che mi solletica il viso. Click, foto ricordo impressa nella mia mente.

Così com’è arrivato, il vento cala e siamo pronti a ripartire alla scoperta dell’assolata, deserta e selvaggia Sardegna. Partiamo con il tramonto e arriviamo a Stintino che è già buio, cenetta di pesce.

I miei mi mandano le foto dei regali, della tavola apparecchiata a festa, delle leccornie preparate dal mio papà ma io sono felice così. Mangiando spaghetti con sugo 4 salti in padella nei piatti di plastica con il mio compagno di avventure.

Il mattino dopo, Nic si sveglia di buon ora per controllare se ci sia già vento e che le condizioni siano buone, inoltre deve cercare lo spot giusto. La sera quando siamo arrivati ci siamo sistemati in un parcheggio con altri 3 camper e zero illuminazione. Mi stiracchio un po’ nel letto e poi decido di aprire le tendine per far entrare la luce. E scopro che siamo parcheggiati esattamente di fronte alla famosa Rocca della Pelosa. Cose che possono capitare solo se viaggi fuori stagione.

Dopo un uscita tranquilla in windsurf per Nic e una corsa di 6km per me è arrivato il momento di ripartire. Destinazione: Alghero. Per la precisione ci spostiamo a Porto Ferro, inseguiamo le onde!

Porto Ferro è un gioiellino di spiaggia con un tabulato di rocce nel punto in cui si fa surf quindi per evitare di ammazzarmi io decido che è meglio stare fuori dall’acqua e godermi lo spettacolo.

Videochiamata con i miei, sono le 15 io sono in spiaggia senza scarpe e loro ancora con le gambe sotto la tavola… Non li invidio.

Alla sera, dato che non ci sono previsioni di onde e vento, decidiamo di tornare nella civiltà e vivere un po’ la città di Alghero. Una città gioiellino sul mare, dove sembra di essere quasi in Spagna. Infatti la città è stata sotto dominio spagnolo per diversi secoli. La cosa è così radicata che si trovano ancora scritte in catalano per le stradine e quando si passeggia nei vicoli sembra di essere catapultati a Barcellona. Abbiamo passato diversi giorni ad Alghero scoprendo le scogliere di Capo Caccia, la strada panoramica per Bosa, Bosa (paesino coloratissimo che si trova spostandosi verso Oristano) e dedicandoci al nostro sport preferito: crossfit. Ringrazio i ragazzi di Cf Jailbreak Alghero che ci hanno accolto come amici. Il bello del crossfit è che puoi girare il mondo e ti ritroverai sempre in un box con persone che hanno voglia di spaccare il mondo e che sono sempre pronte a spronarti e a fare il tifo per te.

Arriva presto l’ultimo dell’anno e decidiamo di salutare la nostra Alghero e di dirigerci verso la costa Smeralda. Siamo stati per troppo tempo in mezzo alla civiltà. Nic deve assolutamente buttarsi in acqua con il windsurf o il surf perché sta iniziando a svalvolare. Le fidanzate/morose dei surfisti sanno di cosa sto parlando. Troppo tempo asciutti e vanno in decadimento psico- fisico.

Sosta a Porto Pollo per un uscita in windsurf e poi fuga a Rena Majore per una session di surf. Questa volta entro anche io, purtroppo la tavola che avevo ( da esperti) non mi ha permesso di fare grandi evoluzioni. Sono un po’ brocca, ma prima o poi arriverà il momento in cui riuscirò a fare più di un uscita all’anno con il surf! Entrare in acqua il 31 dicembre è stato impagabile e la prima ondata in faccia è stata gelida e pungente. Ci ho fatto però subito l’abitudine. Eravamo in 3 in acqua: io, Nic e la signora incontrata alla Ciaccia. Signora spettacolare! Età 55/60 anni, potrebbe essere mia madre ma ha lo spirito libero di una teenager. Legge libri in inglese, gira il mondo e ha surfato negli spot più famosi, é inarrestabile e instancabile. Una vera forza della natura!

Dopo lo spettacolo dell’ultimo tramonto dell’anno ci siamo rifugiati nel camper. 31 dicembre 2018 h 19:00 avevamo già cenato (non ricordo più nemmeno con cosa), bevuto e alle 23 eravamo già a letto a dormire. Bella la vita da camperista in libera, zero TV, zero wifi, zero luci perché “non abbiamo più batteria!!!!! “, mi sembra di sentire urlare Nic.

Primo gennaio 2019 decidiamo di fare un ultimo giro a Porto Pollo prima di rimbarcarci sul traghetto e tornare a casa. Impegni lavorativi e non, ci costringono a lasciare questa bellissima isola.

Un giro sulla spiaggia, un saluto agli amici conosciuti in viaggio, attendiamo che l’ultimo raggio di sole tramonti e ripartiamo per tornare a Olbia e poi a Livorno.

La nostra prima vacanza con Elvis, la nostra prima vacanza in libera, la prima spero di una lunga serie.

La Sardegna è un isola fantastica, fuori dal turismo di massa e dai mesi estivi, è un gioiello tutto da scoprire. Peccato che tutti i posti visitabili (musei, castelli, grotte) siano chiusi durante il periodo invernale. La Sardegna è un isola da fare vivere 365 giorni l’anno.

E un altra cosa per gli amici camperisti, scordatevi aree di carico/scarico aperte. Quindi prendetevi su taniche di acqua a volontà e seconda scatola per wc chimico!

Natale con chi vuoi…

Nell’immaginario comune Natale è regali, neve, maglioni di lana, pranzi e cene con parenti che assomigliano a una gara a chi riesce ad ingurgitare più cibo.

Io, da quest’anno, ho rivoluzionato la mia idea di Natale. Diciamo che ho apportato una piccola modifica alla tradizione. Come dice il detto? “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”…

Complice il mio licenziamento in tronco dal vecchio lavoro di assistente alla poltrona e la prossima assunzione al nuovo lavoro, avevo 15 giorni di libertà assoluta. Questo voleva dire solo una cosa: viaggio in camper! Un super viaggio in camper! Finalmente potevamo sfruttare il nostro amico per piú di una settimana…

Io sono partita per la tangente e volevo assolutamente andare a surfare in Portogallo, Nic con i piedi un po’ più piantati per terra ha proposto una meta tipicamente estiva… La Sardegna!

Avevo visto la Sardegna nei mesi estivi, l’ultima volta ad agosto e avevo giurato di non metterci più piede. Ma perché non dare una seconda chance a questa meravigliosa isola?

Partiamo. Prima tappa Levanto, mettono onde e N. non può rinunciare a fare un bagno nel mare ligure a dicembre inoltrato. Se mi avessero detto che alla soglia dei 31 anni avrei provato a surfare a fine dicembre non ci avrei creduto! E invece, mi sono buttata anche io nelle onde piccoline. Ho appena iniziato a conoscere questo bellissimo sport/filosofia di vita ma mi prende sempre di più. Riuscire a stare seduta sulla tavola e guardare Levanto dall’acqua mi mette già in pace con il mondo.

Levanto è stupenda, abbiamo parcheggiato Elvis (il camper) al campeggio Acquadolce, che si trova a pochi passi dalla spiaggia. Parcheggiare in area di sosta è un salasso, a 1 km e oltre dal centro e con la ferrovia che passa a pochi metri. Quindi, vai di campeggio.

Quando ero bimba mi è capitato di fare viaggi in camper con i miei e odiavo il fatto di entrare in campeggio e di dover dividere bagni e docce con altri individui. Invece adesso la doccia in campeggio è un must, posso stare sotto l’acqua calda per quanto mi pare, mi posso lavare con tutta calma senza il timore che l’acqua calda finisca o che addirittura finisca l’acqua e senza che Nic mi rompa le scatole perchè sto consumando troppa acqua!

Poi dopo 2 giorni a Levanto e finite le onde abbiamo ripreso la marcia. Tutta strada normale costeggiando le spiagge fino a Livorno, dove ci attendeva il traghetto (prenotato last second).

Un altra bellissima cosa del camper, oltre ad essere una vera e propria casa su ruote è il fatto di godersi il viaggio, il paesaggio. Da quando ho iniziato a viaggiare in camper non vedo l’ora di raggiungere la destinazione vedendo più cose possibili. Quindi perché prendere l’autostrada e avere fretta. Tutti corrono, tutti hanno fretta. Ormai la società è abituata alle cose veloci, le cose lente annoiano. Non abbiamo tempo per gustarci un pasto e per risparmiare tempo mangiamo schifezze confezionate, non abbiamo il tempo di giocare con i figli, non abbiamo tempo di parlare con il nostro partner/i nostri genitori/i nostri nonni. Poi un giorno ci svegliamo e scopriamo che non abbiamo più la salute per i pasti consumati senza fermarci, i figli sono diventati grandi e non hanno tempo a loro volta di stare con i genitori, che i nostri cari se ne sono andati o ci hanno dimenticato. Io nel mio viaggio voglio viaggiare lentamente, godendomi tutto il possibile. Assaporando boccone dopo boccone e non lo farò di certo rimanendo schiava della vita che sto facendo ora.

Quindi, la seconda parte del viaggio in Sardegna sarà scritta prossimamente. Lentezza, godersi ogni parola scritta, godersi ogni parola letta, suspance.