Lockdown in Sardegna

Tanto ci siamo chiesti se valeva la pena partire come ogni anno per la Sardegna, avevamo voglia di evadere, avevamo voglia di mare, di sole e di colori. Avevo perso la voglia di fare tutto, persino di fare la passeggiata giornaliera intorno alle campagne di casa mia.

I dubbi si sono sciolti come neve al sole dopo che ho dato il mio ultimo esame universitario prima delle feste di Natale. Il pomeriggio dopo pranzo, alla Tv si parlava solo di chiusure, di colori, di giorni, di regole, di proibizioni. E noi dobbiamo evadere da questa situazione che ormai sembra un film di fantascienza! Abbiamo acquistato il biglietto per il traghetto 8 ore prima della partenza, senza farci influenzare da quello che dicevano tg, ansa e news. Per la prima volta abbiamo prenotato la cabina per la traversata, che non è nello stile surfista “wild”, ma ci sentivamo sicuramente più tranquilli, pochi contatti con umani. Ormai siamo diventati misantropi. Ci siamo resi conto, arrivati a bordo del traghetto, che la cabina era stata la soluzione migliore: i divanetti dove di solito dormivamo erano tutti transennati, oltre il fatto che  non c’è nessuna fretta di salire a bordo per prendere i divanetti per dormire, dormi comodo, hai un bagno privato in cui al rientro puoi usare tutta l’acqua che vuoi per farti una doccia calda, e se ti porti del buon vino, si può anche trasformare in un ottimo bar privato.

Trascorsa la notte tranquilla, liberiamo la cabina appena prima che aprano i nostri garage e andiamo a prendere il nostro Elvis che scalpita per l’avventura, la nave è vuota e scendiamo velocemente, passiamo i controlli in cui misurano la febbre e come ogni anno abbassiamo i finestrini… e annusiamo l’aria salmastra. Quest’anno però ad accoglierci c’è la nebbia, c’è buio, è tutto grigio ed umido, sembra di colpo di essere stati rimbalzati a Mantova. Come nel gioco dell’oca quando c’è la casellina “torna alla partenza”. Durante la strada la nebbia si dirada, e compaiono i colori dell’alba che ci fanno improvvisamente vedere pascoli verdi, alberi di sughero e il cielo azzurro. Azzurro, come non lo vedevamo, non ricordo nemmeno da quando. Perché in pianura anche quando c’è sereno, il cielo, fateci caso, non è mai azzurro, ha sempre toni sul grigio, biancastro. Nemmeno il cielo ha colore. Durante il tragitto facciamo una sosta al bar, dopo 1 mese e mezzo di zona arancio non ci sembra vero di bere un cappuccino e divorarci una brioche seduti ai tavoli dell’autogrill. Come cambiano le percezioni di normalità, quando ti cambia il mondo intorno. Ci incamminiamo di nuovo ed arriviamo ad Alghero, Nicola, che è l’uomo delle mille passioni ha deciso che quest’anno provvederà alla nostra cena andando a pesca, quindi si fionda in un negozietto di pesca a prendere delle esche vive da portare con noi nella nostra avventura. Prima di raggiungere la spiaggia di Porto Ferro dove avremmo passato il pomeriggio, veniamo fermati da un pastore sardo che vende formaggi car by car e ci appioppa una bella forma di pecorino da 1,7 kg. Ottimo, mi ci voleva proprio per completare il piatto del pranzo: culurgionis (tipica pasta sarda) con sugo al pomodoro e grattugiata di formaggio pecorino come se piovesse. Arriviamo al parcheggio e corro subito in spiaggia a vedere il mare. La baia di Porto Ferro mi si apre davanti agli occhi, il mare è calmo, e trasparente, vado subito a sentire la temperatura dell’acqua con le mani, fredda, ma non troppo, giusta per un bel giro in sup nel pomeriggio. Mi sono seduta sulle rocce e ho respirato a pieni polmoni l’aria e mi sono sentita presente, al posto giusto e al momento giusto. Il costante senso di incertezza e inconsistenza che sento nella casa di mattoni e nella quotidianità scompare appena monto sulla nostra casa su ruote. Pensandoci bene dovrebbe essere un controsenso eppure per la mia anima non lo è. Sul nostro Elvis mi sento presente, centrata, VIVA. Il mio animo gipsy sembra nutristi della libertà che respiro quando cavachiamo le strade (ridin’roads), del contatto con il mare, con i venti, con la sabbia, la terra con gli elementi. Elvis poi mi fa sentire protetta, in un abbraccio, ho tutto ciò di cui ho bisogno: bagno, cucina e piccola camera da letto con 2 finestre che ogni mattina mi permettono di vedere l’alba. E poi, ormai lo sapete, amo passare del tempo con il mio partner in crime, e il camper ci permette di vivere fianco a fianco ma anche di prenderci spazi quando lo desideriamo.

Nel pomeriggio ho convinto Nick ad andare a fare un giro in Sup, l’intenzione era quella di fare una “passeggiata” tra le calette nei dintorni di Porto Ferro, in realtà ci siamo fermati al di sotto della rocca dove si sviluppavano delle ondine di 20/30 cm e ci siamo divertiti per ore e ore a cavalcare queste mini onde. Il clima era piacevolissimo, primavera inoltrata  e il sole era caldo. Credo di essere stata più in acqua che sulla tavola tra cadute e tuffi, è stato un bellissimo benvenuto dall’isola. La sera ci siamo poi spostati a dormire in una zona più appartata, sempre vista mare. La luna si specchiava nel mare e il rumore delle onde che si infrangevano sulla battigia erano la ninna nanna per la nostra prima notte in camper dopo tanto.

Il giorno dopo abbiamo deciso di spostarci a sud, il nostro piano era quello di arrivare a Chia, sistemarci in un area camper e di passare i giorni arancio e rossi all’interno dell’area sosta così da evitare problemi di multe o contestazioni. Le condizioni del mare promettevano bene, sarebbe stato dalla nostra parte e avremmo potuto surfare per molti giorni. Siamo scesi per la strada costiera che arriva a Bosa che offre sempre dei bellissimi panorami sulle coste frastagliate dell’algherese, sosta a Bosa per un caffè vista mare e siamo ripartiti direzione S’Archittu. S’Archittu è un meraviglioso borghetto nella costa centro occidentale, noto per la roccia di origine calcarea che forma un arco ed impreziosisce le spiaggette del borgo. Abbiamo trovato con difficoltà un posticino per posteggiarci, ma quando ci siamo parcheggiati ci sembrava di vivere in un sogno: parcheggio piccolissimo, su una lingua di terra che univa la terra ferma a un piccolo promontorio. Nick ha voluto subito buttare la canna in acqua per tentare di pescare la cena (per fortuna avevamo il frigorifero pieno di deliziosi manicaretti) io invece ho preferito rilassarmi cullata dal rumore del mare. L’intenzione era quella di andare a fare il giro intorno all’arco di pietra ma purtroppo Nick non aveva tanta voglia e io da sola, non mi fidavo. Il fondale della baia era tappezzato da ricci e non avevo voglia di passare le sera a togliere spine nella malaugurata evenienza che fossi caduta in acqua. Mi sono seduta su una roccia e ho contemplato il tramonto, ho guardato il sole che andava lentamente a spegnersi nel mare, un altro giorno era finito e non avevo niente da rimpiangere. Ero grata di tutte le cose che questa giornata mi aveva offerto. E di quello che stava per venire. La sera abbiamo cenato (non grazie al pesce che ha procurato Nick) con la vista del piccolo borgo illuminato che si rifretteva nel mare.

#blessed

Seguirà nuovo episodio del blog ⟶⟶⟶⟶

Il video della nostra avventura: https://youtu.be/94NTD9FrBlw

Liguria. Il mare nei capelli, l’odore dell’estate nelle vene, e le bougainville negli occhi. (Fabrizio Caramagna)

Ragazzi, io sono innamorata di Levanto. La nostra prima vacanza al mare con camper, il mio primo approccio con il mondo del surf e le onde. È stato amore a prima vista: il suo borgo, il centro raccolto, le sue imponenti ville terrazzate sul mare piene di bouganville colorate, i tramonti invernali pazzeschi e il profumo dell’aria che ogni volta ti inebria.

Quando si scorge Levanto dall’alto, arrivando dall’autostrada, ci si rende conto subito che è una perla incastonata tra le montagne. Punta Mesco da una parte e punta Levanto dall’altra, davanti l’azzurro del mare e tutto intorno il verde della vegetazione. Meta ideale per la vacanza attiva: percorsi di MTB (che ancora non ho avuto il piacere di fare), tantissimi percorsi di trekking più o meno impegnativi in mezzo a boschi silenziosi, con scorci su calette deserte e panorami mozzafiato. È addirittura possibile raggiungere le Cinque Terre, tramite i sentieri segnalatissimi, partendo direttamente dal centro di Levanto. Se poi si è troppo stanchi per farsi a piedi anche il ritorno c’è il treno che collega levanto a tutte le Cinque Terre. Bellissima passeggiata per niente impegnativa, da fare, anche in skate o con i pattini è quella per Bonassola e Framura collegate a Levanto tramite una pista ciclo-pedonale ricavata sfruttando un viadotto ferroviario realizzato a fine ‘800. Passeggiata che alterna momenti al chiuso nella galleria e tratti con bellissime viste a picco sul mare. 5km è il percorso tra Levanto/Bonassola e ritorno e 10 km il percorso per andare a Framura e ritorno. Super, per chi si vuole fare una corsetta, visto che il dislivello è praticamente nullo.

Ovviamente, non posso parlare di Levanto senza parlare di surf. È bellissimo vedere il parcheggio davanti al mare riempirsi di surfisti provenienti dall’Italia e dall’estero. Tutti con i loro van aperti, mute ad asciugare e tavole da surf sparse per tutta la passeggiata. Peccato non poter parcheggiare anche il nostro Elvis li, insieme a loro. Camper e Levanto non vanno molto d’accordo, è vietato il parcheggio di camper dappertutto tranne nell’area sosta comunale che è quasi un invito ai camperisti ad andarsene perché non ben accetti: scomoda al centro e al mare, in una zona triste all’ingresso di Levanto, attaccata a una pompa di benzina e alla ferrovia con traffico merci notturno, e la sosta la si paga fior fior di quattrini: 3€ l’ora, 24€ per 12h e 36€ per 24h. La soluzione ideale è il campeggio, che per la stessa cifra (dipende poi da bassa/media/alta stagione) ti offre corrente e tutti i servizi. Se cercate un campeggio comodo al mare e al centro, immerso nel verde e nella pace più completa consiglio il campeggio Acquadolce. Siamo stati i primi a varcare il cancello dopo il lockdown e sono stati veramente carinissimi.

Una mareggiata a Levanto, post lockdown era quello che ci serviva. Onde perfette, sia per Nick che per me. Abbiamo fatto due session insieme sulla line up. Mille cadute, mille frullate ma rispetto all’oceano frullatine piacevoli e divertenti. Solitamente affollata ,la line up, ma questo weekend sono riuscita a trovare i miei spazi.

Il surfista in quarantena è tornato a respirare la libertà che tanto desidera. La ragazza del surfista pure. Finalmente abbiamo ritrovato la nostra natura, le nostre avventure. Ed è stato addirittura meglio dell’ultima volta che siamo usciti con il camper. Forse una pausa ci voleva, per apprezzare ancora di più questo stile di vita. Per farci capire che queste sono le nostre coordinate per la felicità.

Il libro “Le coordinate della felicità” di Gianluca Gotto lo trovate qui: https://amzn.to/2AUA2tN .

Surfista in quarantena

Un giorno senza surf è un giorno perso. Partiamo da questo concetto base. Il surf è qualcosa di più dello sport, di un hobby, è un pensiero, una filosofia di vita, è libertà. E’ ribellione, amore per la natura e l’aria aperta. E’ rinunciare alla vita come tutti la intendono per dedicarsi il più possibile a questo stile di vita. Ribellarsi alle catene che la società ti impone e fregarsene dei commenti o dei giudizi degli altri. Cogliere l’attimo, il surf ti insegna anche questo. Le onde vanno e vengono e quando ci sono bisogna assolutamente buttarsi in acqua!

Pensate a un surfista libero, indipendente e ribelle obbligato a stare segregato in casa in quarantena. Per 60 giorni circa. Non lo nascondo, intrattenerlo per 2 mesi circa è stato provante. Ho cercato di spronarlo, incitarlo, incoraggiarlo, tirarlo su di morale, distrarlo ma è stato un lavoro 24/7. Mi sembrava di stare sulle montagne russe, un momento era di buon umore e un momento dopo guardava video di onde su Instagram e su YouTube piangendo. Abbiamo visto qualsiasi Vlog di viaggiatori fulltimers (grazie Yari Ghidone https://www.youtube.com/channel/UC13nR-TN03WJFvn1V53TIwA e Vivere in camper: machitelofaffa https://www.youtube.com/channel/UClNzo49WW7uS-lV0FjfNsGA/about) e qualsiasi film sul surf (film famosi e docu film), abbiamo studiato qualsiasi video di surfisti in Italia cercando di geo-localizzare gli spot che ancora non conoscevamo. Viaggiare, costantemente, anche con la mente. E’ stata una parentesi strana, si passava da giornate vissute come se fossimo in vacanza e giornate vissute con una certa angoscia del futuro. Ma giornate volate via senza lasciare un segno secondo Nick. Io invece credo che mi abbiano lasciato più segno 60 giorni in quarantena che 60 giorni tra lavoro e affari di casa. Ci siamo dedicati a nostri obiettivi, a passioni nuove, come la cucina e vecchie come lo sport (crossfit ha salvato la nostra forma fisica e mentale). Per allietare le giornate al mio surfista in crisi ho addirittura comprato una balance board per allenarsi e per arrivare pronto al momento in cui rientrerà in acqua.

Ma la cosa che più ci ha salvato è stato viaggiare con la mente. L’anno scorso mentre programmavo le mappe del viaggio in Spagna del Nord e Francia mi sono imbattuta nel sito di CaraMaps (https://www.caramaps.com/) utilissimo per programmare i viaggi itineranti ma soprattutto per quando si è in viaggio! Sul sito, infatti, si trova la mappa delle aree sosta, parcheggi, campeggi e aree di carico/scarico inoltre tutte le info su queste: indirizzo, telefono, mail, coordinate Gps, prezzi e addirittura il meteo del giorno ma, fondamentale per me, sono le foto e le recensioni di chi c’è già stato. Sapere più o meno dove dovrò dormire ha la sua importanza sopratutto in libera, quando non hai un “posto sicuro” come il campeggio dove fermarti. Dormire in libera significa dormire in strada, in parcheggi non custoditi, in parchi isolati o vicinissimi alle spiagge. Bellissimo ma rischioso se parcheggi in un parco dove la sera trovi personaggi pericolosi. Quindi affidarci a questo tipo di app ci tranquillizza e finora ci ha sempre fatto passare notti tranquille. Foto e recensioni si sono sempre rivelate super coerenti con la realtà. Si può, in caso di iscrizione al sito, postare foto, recensioni, aggiornare ed aggiungere luoghi, quindi è un sistema in continua evoluzione, questo ti farà guadagnare punti caras nella classifica generale della community (un incentivo per tenere sempre aggiornato i vari luoghi che si visitano). Un ottimo strumento è “pianifica un itinerario” dove puoi andare ad inserire ogni sosta con tanto di chilometraggio tra una tappa e l’altra. Se invece non hai idea di dove fare il prossimo viaggio ci sono tantissime idee nella sezione viaggi tematici. L’app per il cellulare, è utilissima nel viaggio vero e proprio nel caso si volesse trovare un posto dove sostare all’ultimo momento, oppure nel caso l’area sosta/campeggio prefissato fosse full (come ci è successo a Ribadesella o a Levanto), con 60mila luoghi registrati c’è l’imbarazzo della scelta. L’app di CaraMaps ha anche una chat che ti mette in contatto con i membri della community vicino a te. Con un investimento irrisorio (se pensiamo ai prezzi dei navigatori per camper che molte volte danno i numeri), ci si iscrive a PREMIUM con 9,99 euro all’anno e hai a disposizione elenco di circuiti tematici, la possibilità di navigare offline nelle mappe (super importante se sei all’estero e i giga sono limitati), navigatore GPS integrato e la possibilità di avere illimitati filtri nella ricerca.

Ora il lock-down si è allentato, abbiamo ripreso la routine fatta di lavoro e incombenze purtroppo però essendo surfisti lombardi abbiamo ancora limitazioni per lo spostarci tra regioni, inoltre le spiagge del Lago di Garda (parte Lombarda) hanno tutte l’accesso interdetto . Quindi il surfista è ancora più sotto pressione, vede i suoi amici veneti che hanno accesso a Malcesine e a Sottomarina per il windsurf (abbiamo aspettato la Bora tutta inverno e arriva a maggio), i surfisti Liguri che hanno la fortuna di avere delle mareggiate in questo periodo, e i surfisti della Riviera che si divertono con ondine da longboard super divertenti. Per lenire alle ferite della prigionia il surfista si sta dedicando al camper nella speranza che presto riaprano le porte anche a noi. Abbiamo già i motori che scalpitano. Siamo pronti per nuove avventure!

Capitolo 6: Sulla via del ritorno

18° GIORNO – 2 SETTEMBRE. La mattina abbiamo fatto un giro dell’area sosta e… con nostra grande sorpresa finalmente un’area comoda alla spiaggia. Inoltre la Francia ci accoglie con sole sole sole e caldo. Un clima quasi mediterraneo! Nick stamattina è entrato in acqua con le gambe che gli tramavano ed è stato bravissimo perché le onde erano veramente grandi e la corrente spaventosa. Nel pomeriggio dopo un ottimo pranzetto (come sempre nel nostro camper, la cucina è super!) siamo andati a fare spesa. La sera prima quando siamo arrivati sembrava un paesino fantasma, nessun ristorante e nessun localino. Invece, durante il nostro giro di ricognizione post spesa, ci siamo resi conto che il lungo mare è pieno di localini e negozietti, tanti ristoranti già chiusi. La stagione sembra termini molto prima che in Italia. Presumo. Dopo la passeggiata siamo tornati in spiaggia. Bellissima spiaggia di sassolini bianchi e conchiglie rotte levigate dalla forza dell’oceano e con una lunghissima passeggiata sul fianco della battigia dove si può correre e fare jogging. Nick è andato un oretta un acqua a surfare e io mi sono goduta il sole francese. Finita la session ci siamo messi in ghingheri e siamo usciti a bere una birretta. Dopo venti giorni di vita selvaggia, ci siamo vestiti bene, io credo di essermi pure truccata un pochino, ho messo una tuta simil elegante che in 20 giorni non è mai stata usata come la maggior parte dei vestiti simil eleganti nella mia valigia. Poi dopo essere stati in mezzo a turisti a bere la birra, più cara del mondo, siamo tornati in camper e abbiamo cenato. Io mi sono fatta servire perchè con una birra a stomaco vuoto non ero più in grado di intendere e di volere. Nel complesso è stata una giornata molto carina, tranquilla e assolata. Per tutto il giorno sole, in 18 giorni non ho ricordi di una giornata di solo sole. Spero in onde più clementi domani per dare un saluto all’oceano prima di ripartire.

19° GIORNO – 3 SETTEMBRE. Stamattina ci siamo svegliati e le onde non erano un granchè quindi ce la siamo presi comoda: shopping per le mie sorelle, Nick si è preso una muta della Deeply (super mute!) al temporary store che c’era sul lungo mare e caffettino in giro. Poi le onde sono arrivate, la marea aveva ordinato il mare, e siamo entrati. Saluto l’Oceano tirando “cancari”(trad. mantovano-italiano:accidenti) e madonne contro la corrente veramente forte che ti trascinava e ti toglieva tutte le forze. Il bello che ho fatto la figa e in men che non si dica mi sono ritrovata sulla line up in mezzo ad altri 20 surfisti come minimo (nota per surfisti: spot affollato), ovviamente cercavo di stare più in disparte possibile per non rompere a quelli più bravi di me ed ho fatto la boa per almeno 10/15 minuti. Quando Nick mi ha urlato di andare in mezzo agli schiumoni e un onda mi ha alzato di due metri dal livello del mare gli ho dato ascolto. Credo di aver fatto 1 oretta a riva in mezzo alle schiume con la mia tavola soft e ho lottato per un oretta con la corrente. Peccato per il mio approccio mentale sbagliato, che non mi permette il più delle volte di divertirmi quanto vorrei, e alla paura della forza del mare che a volte non riesco a controllare, soprattutto quando sento la corrente risucchiarmi. L’unico modo di salvarsi dal maledetto flusso che ti vuole trascinare al largo è nuotare paralleli alla riva e uscire dal canale. Comunque lottare per cambiare il mio atteggiamento mentale è la chiave per migliorare in questo sport e in altro. Vorrei già essere brava, vorrei essere la migliore, senza passare dalla fatica di imparare… Comoda eh?! Avrei voluto stare sulla line up con Nick, dividere le onde con lui e droppare (rubare) le onde a tutte le ragazze fighissime che c’erano sulla line up con la loro muta 1 mm short a fiori e le loro tavole super perfette. Io con il mio tavolone spugnoso enorme e la mia muta 5/3 mi sentivo un ippopotamo! La strada per diventare come loro è super in salita, ma devo riuscire almeno a diventare bravina sul long board. La sensazione dell’ippopotamo credo non me la toglierò mai. Nel pomeriggio siamo partiti destinazione: Carro, paesino a Sud della Francia. Il tempo mentre fai viaggi lunghi non passa mai. E il navigatore continua a cambiare orario di arrivo. Mi sono quasi presa male quando usciti dall’autostrada ci siamo trovati in mezzo al nulla, su una strada buia, dove solo guardando il navigatore capivi che eri su una strada in una lingua di terra tra mare e stagni della Camargue. Non c’era nessuna macchina in giro. Dopo un oretta in mezzo al nulla finalmente siamo arrivati al paesino di Carro. Avevamo quasi perso le speranze. Finchè non si aperto davanti a noi un piccolo porticciolo sui toni del bianco, beige e alla fine del porticciolo un’area sosta piena zeppa di camper. Finalmente al sicuro. Finalmente possiamo dormire.

20° GIORNO – 4 SETTEMBRE. Appena siamo scesi dal camper per controllare la situazione e ancora presi un po’ male dalla sera prima, ci siamo dovuti ricredere. Ci ha accolto un paesino carinissimo, il porticciolo è un gioiellino, anche ieri sera ci ha fatto tirare un sospiro di sollievo. Di fianco all’area camper c’è addirittura il mercato del pesce fresco. Inoltre siamo parcheggiati direttamente fronte mare, vicino a una piccola spiaggia dove si può fare il bagno e dove quando soffia Maestrale escono windsurf. Abbiamo scoperto mentre andavamo a fare la spesa (il supermercato più vicino era a circa 1,5 km) che c’è una vecchia Carro arroccata su un piccolo cucuzzolo, abbiamo trovato una boulangerie dove abbiamo comprato le immancabili baguette e un dolce chiamata Fanny, una bomba di pasta frolla, crema e nutella. Come ogni giro di ricognizione post spesa abbiamo anche scoperto due calette sabbiose con acqua piatta e il mare super trasparente. Era da un bel po’ che non facevo un bagno in acque così tranquille (escluso ovviamente quelle del lago di Garda). Dopo la scarpinata di 3 km per la spesa e vista la temperatura ci siamo fiondati a fare un bel bagno in una di quelle calette deliziose. L’acqua era ghiacciata, non so se sia stato lo sbalzo termico o il fatto che ormai i miei bagni sono tutti con muta e l’unica cosa a cui posso avere freddo sono i piedi. Al secondo approccio siamo riusciti a fare un mini bagno! Questa Carro ci piace sempre di più! Abbiamo pranzato con i tranci di tonno fresco e ci siamo rituffati in acqua. Talmente in astinenza da onde, abbiamo tirato fuori il mio spugnone e abbiamo surfato ondine di 30 cm. Nick ha surfato, io ci ho provato e mi sono aperta la mano cadendo, la prima volta che ho messo i piedi sulla tavola. Il fondale, nella spiaggetta, davanti all’area sosta è un tavolato di roccia. Abbiamo fatto gli stupidi in acqua e ci siamo rilassati nel nostro terrazzino vista mare. Un hotel a 5*. Altro bagnetto, nel calmo ma non caldo Mar Mediterraneo e cenetta. In riva al mare, come il migliore degli hotel, mentre il sole tramonta. Bello scoprire posti che ami e ti colpiscono fin da subito (come il faro San Augustin, in Asturia – lo trovi nel mio articolo https://laragazzadelsurfista.com/2020/03/31/asturia-en-mi-mente/) ma bello anche scoprire luoghi che si danno piano piano. Il piacere di scoprirli poco a poco. La notte quando il buio è arrivato, siamo rimasti nel nostro terrazzino a vedere la luna che si specchiava nel mare e dei signori di un camper poco distante dal nostro hanno cantato e suonato la chitarra tutta sera. Peccato non avere un video di quel momento. Talmente bello ed emozionante da non essere vero.

21° GIORNO – 5 SETTEMBRE. Abbiamo raggiunto il 21° giorno di viaggio. Siamo sopravvissuti a 3 settimane di vacanza in camper e giuro non sarei mai stanca. Dopo 21 giorni di viaggio rientriamo in Italia. Mi chiedo un po’ come sarà rientrare alle vecchie abitudini, alla casa che sembrerà ancora più grande dopo aver passato così tanto tempo in così poco spazio. Vedremo. Di certo rientriamo, io di sicuro, ancora più innamorata di questa vita camperesca, e ancora più innamorata della persona che ho di fianco. Convinta che sia la persona giusta per me sempre.

Questa avventura mi ha fatto capire che ho ancora tanto da imparare da questa vita, ho ancora tanto per essere indipendente come vorrei, devo lavorare su dei lati del mio carattere e sulle mie paure. Adoro viaggiare in camper, adoro vedere spiagge, strade poco trafficate, adoro circondarmi di natura e di vivere tante esperienze tutti i giorni. Quando un giorno è così pieno, a volte sembra che duri di più o comunque che abbia avuto più valore.

Mi spiace lasciare anche il mio diario di viaggio che ci ha accompagnato per tutti i momenti belli e litigiosi di questo viaggio. Di certo nella vita di tutti i giorni non ci saranno così tante avventure da segnare, così tanti posti e avventure da tenere a mente. I paesaggi, le emozioni, i silenzi e le risate, le spiagge semi deserte della Galizia, i tramonti, le chiacchiere, i baci, gli abbracci, i giochi, le persone incontrate. E’ stato un bellissimo viaggio. Il primo di una lunga serie, spero.

TIRIAMO LE SOMME
Km percorsi: 4500 km
Autostrada: 330 euro circa
Gasolio: 500 euro circa
Camping/Aree Sosta: 170 euro

Capitolo 5: Pais Vascos

15° GIORNO – 30 AGOSTO. Abbiamo deciso di togliere un altro po’ di km dal viaggio di ritorno andando verso i Paesi Baschi. Siamo, sopratutto Nick, rimasti scioccati dal traffico nei dintorni di Bilbao. Eravamo abituati alle desolate lande della Galizia, e chi se le scorda più… Sopelana (Sopela in basco) era la prima meta papabile perché a un centinaio di km da Somo e se fossimo arrivati per il tramontino anche una papabile surfata. Come tutti gli spot, che abbiamo incontrato fin ora in Spagna però, le 19 sono ancora un orario ricercato per surfisti e bagnanti, quindi non troviamo posto. Guardiamo la strada e il secondo spot papabile è Zarautz ad altri 100 km di distanza, troppi! Arriveremo se tutto va bene alle 21:30 con la cena ancora da preparare e senza avere la minima idea di dove dormire. Nick è già impazzito per il traffico e il casino, quindi bisogna trovare al più presto una soluzione. Park4night mi segnala un campeggio relativamente vicino alla spiaggia, andiamo subito a chiedere se c’è posto, “ultima parcela disponible!” mi rispondono, “es nuestra!” rispondiamo noi, con il nostro spagnolo-italianizzato senza pensarci due volte! Alla fine non si sta male nemmeno qualche giorno in campeggio. La tranquillità di avere un luogo per noi, la veranda aperta, la doccia luuuuuunga e la lavanderia. Infatti la prima cosa che ho fatto è stata aprire la veranda e mettere sotto sedie e tavolino, la seconda è stata farmi una doccia seria con shampoo e balsamo ai capelli. Ogni tanto si sta bene anche con i capelli che non assomigliano a dei rasta salati. Abbiamo cenato nella nostra terrazza vista mare, con un tramonto pazzesco. Un bel finale di giornata, peccato gli umori un po’ grigi. Festeggiamo il nostro 15° giorno di viaggio con una burrasca serale data dal fatto che Nick perde la testa quando dovrebbe rimanere più lucido. Bisogna scegliere la strada, se andare in campeggio o meno, lui va giù di binario e non ragiona più. Io allora mi incazzo con lui perchè non sopporto quando perde la lucidità per così poco. Adesso è sulle sue, ma va beh, vedremo domani come sono le condizioni di vento e onde, e non parlo del meteo. Ci fossero delle previsioni meteo per i malumori di coppia… almeno saprei come affrontarli! Speriamo che la serata si possa concludere con un bacio e poi a nanna abbracciati.

Sopelana è un sobborgo della città di Bilbao, cresciuto soprattutto grazie al surf. Sopelana è nota per le due spiagge Barinatxe e Arrietara. Info sullo spot: https://it.surf-forecast.com/breaks/Sopelana. Oltre a nuotare nell’oceano, c’è anche la possibilità di galleggiare a mezz’aria con il parapendio grazie alle correnti del golfo di Bizkaia. Essendo molto vicino a Bilbao, si può approfittare della metro e in una mezz’ora sarete davanti al Museo Guggenheim o sopra il ponte di Calatrava a Bilbao o a perdervi tra le Siete Calles del Casco Viejo (il cuore antico e pulsante della città). Il campeggio in cui ci siamo fermati per 2 notti si chiama Camping Sopelana, caruccio rispetto agli standard ma con bagni nuovissimi.

16 AGOSTO – 31 AGOSTO. Oggi siamo rimasti a Sopelana, relax in campeggio. Nella nostra CASA, ormai mi sono abituata a vivere in pochi mt quadrati. Stamattina session per Nick, io me ne sono stata bella bella tranquilla in spiaggia! Condizioni difficili, mare disordinato, fondale con rocce e onde grosse e ovviamente super corrente. Nick è stato in acqua poco, fortunatamente per me. Il meteo oggi è super grigio: nuvolo, nebbia, umidità e pioggia. Una tipica giornata di fine agosto. La spiaggia di Sopelana è una baia riparata da rocce con forma stranissima, stratificata (non ricordo sinceramente l’epoca giurassica al quale appartengono), il colore della sabbia è ocra e con il tempo grigio è difficile vedere i colori del mare. Ci siamo recati al paese per fare un po’ di spesa e siamo tornati per un pranzetto in veranda. Dopo pranzo ci siamo fatti una passeggiata, dalla spiaggia infatti parte un bellissimo sentiero (Paseo de la Galea) che attraversa la costa facendoti perdere nella natura e nelle scogliere a picco sul mare. Siamo tornati in tempo per non prendere la pioggia. Nick si appresta ad uscire con il surf per il tramontino (nascosto dalle nuvole), io invece decido di godermi la mia casa su ruote: doccia, capelli, phon, lavatrice e asciugatrice. Ho addirittura lavato accappatoi e lenzuola. Quando Nick torna avevo appena finito i mestieri casalinghi in camper. Lo vedo, lo saluto, lo bacio ed è asciutto, incredibile penso, mi racconta che è sceso alla spiaggia, mentre scendeva gli si sono rotte le ciabatte (1° brutto segno), le condizioni erano veramente difficili, ha visto un ragazzo in spiaggia con taglio sulla testa e testa fasciata (2° brutto segno), un ragazzo con tavola radicale (tavole da surf per condizioni impegnative) si è fatto il segno della croce prima di entrare (3° brutto segno). Dopo questi 3 segni ha pensato fosse meglio non entrare. Speriamo che domani il mare si ridimensioni così magari riesco ad entrare anche io. Mi spiacerebbe tornare a casa senza la possibilità di entrare e di non tentare un ultima uscita con il surf. La prossima volta se tutto andrà bene sarà tra due mesi… Spero di non dimenticare tutto! Domani abbiamo intenzione di spostarci, vedremo. Intanto ora dormiamo sul nostro letto profumato di bucato.

17 GIORNO – 1° SETTEMBRE. Oggi le condizioni del mare non dicono nulla di buono, troppo incazzato. Abbiamo deciso di spostarci a Zarautz. Abbiamo parcheggiato (guidati da park4night) in una zona che sembrava quasi malfamata, era un grande spiazzo contornato da palazzoni abbastanza fatiscenti ma alla fine si è rivelato comodo al centro e alla spiaggia… Diciamo relativamente comodo alla spiaggia. Siamo arrivati verso mezzogiorno e ci siamo preparati i panini da mangiare in spiaggia. La giornata era grigia e nuvolosa. La spiaggia è ampissima, scopriremo che con l’alta marea non ne rimane che una piccola lingua di sabbia con una fila di ombrelloni bianchi e blu. Nick si fionda subito in acqua e io mi prendo un timido sole e mi faccio addirittura un bagno tra le onde. A un certo punto si alza il vento e il mare si rovina. Ma che facciamo? Nelle mie ricerche avevo letto di un paseo maritimo, una pedonale che portava ad un paesino di pescatori Getaria. La passeggiata è bellissima, circa 4km di spettacolare vista mare, il mare in cui venivano cacciate e pescate le balene. Getaria è un paesino carino si visita in un paio di ore, si è rivelata comunque un ottima soluzione per fare qualche cosa anche con il brutto tempo. Torniamo dalla passeggiata, giusto giusto per beccare un po’ di pioggerellina. Zarautz non ci trattiene, e decidiamo di partire per Biarritz. E’ sera ed ha iniziato a diluviare. Ovviamente, nel tratto di strada più brutto e meno segnalato del mondo. Poi arriviamo in Francia, siamo proprio sulla strada del rientro. E’ ufficiale. Tornerei subito in Asturia e Galizia. Questi paesi baschi li abbiamo visti troppo turistici, troppo edificati non lasciano molto spazio alle bellezze naturali del posto. Abbiamo deciso di parcheggiare in un area sosta a pochi km da Biarritz, nel paese di Anglet. Vedremo la mattina qual’è la situazione!

Capitolo 2: Asturia en mi mente

Respira, concentrati sul respiro, lascia andare tutto, tu sei qui, tu sei nel momento presente… A volte è veramente difficile stare nel momento presente, stare da solo, seduto, ad occhi chiusi e concentrarsi solo sul respiro. Quando sei in mood positivo è tutto semplice…Ma quando sono più di due settimane che sei chiuso in casa fai un po’ fatica a rimanere su con il morale, sopratutto se per fare dei passi diversi dal solito avanti indietro in casa sei costretto a fare mezz’ora di scale, perché hanno tolto perfino le passeggiate. Però è importante concentrarsi su qui e ora per non perdere la testa. Programmare la giornata, sognando le nuove avventure che verranno e ricordando le vecchie. Ci stiamo facendo una cultura di video di fulltimers, ragazzi che vivono in camper tutto il tempo dell’anno e girano Americhe, Europa, Asia… Un sogno. Chissà che non ci dia delle idee per cambiare vita. Ma torniamo ai ricordi della nostra più lunga vacanza camperizzata.

5° GIORNO: 20 AGOSTO 2019. Nella mattinata abbiamo salutato Somo con una session di surf,tutti e due insieme. E’stato molto divertente! 2 h di tuffi e di frullate sott’acqua. L’oceano ha una forza incredibile. Sposta masse d’acqua spaventose. Incredibile se ci si pensa. A Somo siamo sempre stati parcheggiati in strada, nei posteggi per le auto. Fortunatamente il nord della Spagna è Camper Friendly quindi è possibile davvero parcheggiarsi ovunque (ad agosto, figurarsi in bassa stagione), si trovano camper e furgoni parcheggiati in ogni dove. L’unica pecca è che parcheggiando in un posto auto non potevamo aprire finestre e oblò quindi asciugare mute e asciugamani era un po’ difficoltoso. Ma siamo sopravvissuti anche alla libera in una cittadina. Somo è veramente carina, una mecca del surf, onde per tutti i gusti e tutti i livelli. Infatti sulla spiaggia si trovano decine e decine di scuole di surf. Insomma non proprio una spiaggia deserta, ma diciamo che in 7 km di battigia la folla non è mai troppa. Ne in acqua, ne fuori. Nel pomeriggio abbiamo deciso di sportarci verso l’Asturia, quindi verso nord-ovest. Io sono per le strade normali, passare nei paesini, scoprire i vecchi borghi, magari fermarsi in una bella locanda a mangiare cose tipiche, quindi io avrei voluto fare tutto il nostro giro camperesco utilizzando solo strade normali, al massimo super strade. Un super viaggio itinerante. Nick invece è più pratico e ha bocciato la mia idea delle strade normali, troppo lente. Avremmo dovuto rinunciare a molte tappe del nostro viaggio se avessimo fatto solo strade normali. Ma, almeno per il primo tratto Cantabria – Asturia mi ha accontentato. Abbiamo passato paesini stupendi, incrociando pellegrini a piedi che percorrevano il Cammino di Santiago (https://laragazzadelsurfista.home.blog/2019/06/12/cammino-di-santiago/), il vero viaggio. Durante il percorso abbiamo fatto una deviazione e ci siamo fermati in un piccolo paesino chiamato Celorio che si affaccia in un insenatura in cui si trovano due spiagge Playa de Colombina e Playa de la Camaras, sono divise da promontori che si possono facilmente scoprire con delle passeggiate. Sosta foto e per una breve camminata per sgranchire le gambe, alla scoperta delle spiaggette e ripartiamo. La destinazione doveva essere Playa De Vega, parcheggiati direttamente sulla spiaggia o se volevamo in un camping carinissimo, immerso nel verde a pochi passi dalla spiaggia.

Dove ho trovato i posti in cui dormire da questo punto in poi? Dovete sapere che prima del viaggio, su indicazione di Nick ho fatto una ricerca. Per ogni “regione” spagnola, che poi regione non è la parola esatta perché Cantabria, Asturia e Galizia sono comunità autonome, Asturia è addirittura un principato, sono andata a cercare sui vari blog di viaggio e su i vari siti di surf posti che potevano essere degli ottimi spot di surf e dei parcheggi/aree sosta e/o campeggi in cui sostare di modo da non partire troppo alla cieca. Magari camperisti wild e fulltimers non approveranno ma essendo il nostro primo viaggio fuori Italia con camper volevamo comunque avere un paracadute di emergenza nel caso ci fossimo trovati in difficoltà. Inoltre ho scaricato una app che si chiama Park4Night anche qui i camperisti wild magari storceranno un po’ il naso ma sinceramente la trovo molto utile in un agosto abbastanza trafficato. La mappa di Park4night ti indica i luoghi per dormire (in libera o in area sosta o in campeggio), carico e scarico e lavanderie. Il tutto condito da foto e commenti di persone che sono già state li. Il sito è: https://park4night.com/.

Purtroppo però il nostro bellissimo punto di arrivo era pieno… Il parcheggio in spiaggia non consentiva la sosta notturna quindi su consiglio del signore del campeggio ci siamo spostati a Ribadesella, diretti al Camping Los Sauces. Il primo impatto è stato terribile, lontano dal mare, in una zona semi in costruzione e semi residenziale, anni 80 ruggenti e anche un po’ fatiscente. Ma alla fine quando c’è una doccia calda e sopratutto con acqua illimitata ad aspettarti, tutto il resto scompare. Nel frattempo tra noi l’aria era diventata vento di bufera. I primi giorni di convivenza 24 h su 24 si facevano sentire. Nick va in para per niente, c’è gente in giro, effettivamente troppa, rispetto alla sardegna di dicembre, ma si deve rimanere calmi e risolvere la situazione trovando escamotage e alla fine questa Ribadesella si rivelato un ottimo piano B. Siamo andati a fare una passeggiata verso il mare e il paesino ci ha ricordato subito Levanto. Un golfo riparato da piante di eucalipti, una bellissima passeggiata che costeggia tutta la spiaggia e un centro carinissimo dove abbiamo provato il Sidro, una cosa che non si può non assaggiare se si va in Asturia. In realtà, in confronto al nostro vino non ha niente da paragonare, e nemmeno alla birra, ma era giusto assaggiarlo. Viene servito nelle sidrerie con camerieri che te lo servono a caduta, quindi tengono la bottiglia in una mano, braccio teso sopra la testa e il bicchiere nell’altra mano questa volta con braccio totalmente abbassato, nel gesto chiamato “escanciar”. Questo metodo permette al sidro di schiumare ed è proprio in quel momento che bisogna berlo. Noi purtroppo non avevamo i camerieri che versavano il sidro a cascata ma avevamo un attrezzo che doveva fornire la stessa funzione. Sidro accompagnato da rabas fritas e “tipico” piatto asturiano: 2 uova, carne macinata e patatine fritte. Diciamo che a piatto asturiano tipico poi ci siamo rifatti con la fabada presa al supermercato: zuppa di fagioli bianchi con l’aggiunta di salsiccia, chorizo, morcilla asturiana(sanguinaccio) e altri tagli grassi del maiale, un piatto alla Bud Spencer insomma. Abbiamo fatto la nostra passeggiata di 1 h per rientrare al campeggio e siamo andati a dormire.

6° GIORNO: 21 AGOSTO. Oggi ancora aria di tempesta dentro Elvis, fuori il sole ed una bellissima giornata. Nick è andato a correre e io mi sono fatta una tranquilla colazione. Quando il mio pazzo furioso è tornato, abbiamo deciso di fare un giro in bici (parlerò in un articoletto di quante cose avevamo dentro il gavone o garage di Elvis) per liberarci un po’ della tristezza delle ultime due giornate un po’ litigarelle. Si sa lo sport aiuta la mente. Siamo partiti con la voglia di andare a vedere Playa de Vega e la “forra” (la strada passa in una spaccatura della roccia immersa nel verde di eucalipti) che c’è poco distante dalla spiaggia. Abbiamo percorso stradine isolate, su e giù per colli in mezzo alle mucche, un paesaggio montano a picco sull’oceano. Prati verdi, fiori di campo gialli e viola, ortensie, meleti e limoni e il cielo azzurro. Come si fa a rimanere arrabbiati in un tripudio di colori e di bellezza. Abbiamo raggiunto la spiaggia e siamo finiti a mangiare una super baguette con jamon picniccando su un tavolino in mezzo alla forra. Abbiamo fatto una tappa al campeggio a lavarci e a lavare un po’ di cose e poi di nuovo in spiaggia a Ribadesella. Dove io mi sono dedicata al “sunbath” (come direbbe la mia amica Patty) e Nick ha fatto il suo 3° sport della giornata con una bella session di surf. Mentre prendevo il sole però, ho spiato una maestra di una scuola di surf per cercare di apprendere qualche segreto in più, visto che da Nick non mi arriva nemmeno un consiglio. La sera abbiamo fatto un aperitivo in camper e ci siamo fatti una cenetta sotto la veranda in tranquillità. Pero alle 22 è arrivato il freddo umido della notte. E’ ora di andare a letto.

7° GIORNO: 22 AGOSTO. Dopo due giorni in campeggio avevamo voglia di cambiare aria, siamo tornati a Playa de Vega poi in serata ci sposteremo. Nei weekend di alta stagione è consigliato starsene in un luogo fermi perchè gira più gente. Oggi super surfata, 2h in acqua la mattina e 1 oretta al pomeriggio e sono riuscita a surfare ben 3 onde. Le onde dell’oceano sono così potenti e il più delle volte mi fanno paura, sono sberle non indifferenti quanto ti arrivano in faccia. In poche onde surfate, ho bevuto, il leash cadendo mi si è legato alla gamba e al dito e mi ha strappato il dito che a momenti mi si stacca. Un casino. E poi c’è gente che dice che è divertente… Sarà… Forse quando sei sulla tavola al salvo… 🙂 Il problema fondamentale della mia paura è che le enormi onde potenti e assassine sono onde che viste da fuori fanno ridere. Decine di cm non centinaia. Di certo a forza di prendere delle schiume in faccia e delle onde in testa diventerò meno paurosa e più intraprendente. Ma non mi vedrete mai surfare le onde a Supertubos, Pipeline o Nazarè, a meno che non ci siano condizioni da longboard. Dopo un pranzo a base di hamburger cucinati sul momento strabuoni, birra media per Nick e un mojito strabuono per me (compreso di balla della sottoscritta) , bagnetto, salutiamo la spiaggia con la promessa che ci torneremo, perchè veramente carina. Decidiamo di spostarci in Galizia per evitare il caos del weekend. Sulla strada per la Galizia avevo in mente di fare una deviazione a Praia das Catedrais, ma il tramonto ha avuto la meglio. Io purtroppo non ho potuto vederla perché Nick ha la frenesia da onda che magicamente cancella tutti i luoghi che non hanno a che fare direttamente con surf o windsurf, purtroppo chi è una “ragazza del surfista” sa di cosa parlo. Praia das catedrais è una spiaggia il cui nome deriva da particolari conformazioni della roccia ed a archi naturali (alti fino a 10 mt) che ricordano una cattedrale. Si possono visitare con bassa marea direttamente accedendo alla spiaggia mentre durante l’alta marea c’è un sentiero panoramico che costeggia tutta la spiaggia. Eventualmente prima di andare consultate le maree, ovvio dire che i momenti più magici sono tramonto e alba. Ultima info: durante l’estate si deve prenotare l’ingresso perché il numero di visite è limitato. Quindi rimandata per la prossima volta la gita alla spiaggia della cattedrale, Nick ha proposto di uscire a un uscita a caso dell’autostrada e io non ho potuto tirarmi indietro, con una proposta così non posso che essere d’accordo. Ho cercato su Park4night un posto sicuro dove fermarci e abbiamo trovato un tesoro nascosto, una chicca pazzesca,un parcheggio per 3 camper un un promontorio con un faro. Il faro di San Augustin. Siamo arrivati giusto giusto mentre il sole si tuffava nell’oceano, uno spettacolo pazzesco, colori stupendi, paesino da fiaba e fiori di un blu cangiante. Tutto era magia. Era quello che aspettavo da questo viaggio, un posto incantato trovato al di fuori dai percorsi stabiliti e turistici, fuori da qualsiasi programma. Questo posticino non l’abbiamo cercato ma lui ci ha trovato. Per concludere questa serata in bellezza serviva del buon vino, un bel piatto di pesce e la notte stellata ad abbracciarci, purtroppo avevamo solo delle bistecchine di maiale dure come il cemento, insalata e birra, per fortuna le stelle ad abbracciarci c’erano. E cullati da una notte stellata ci addormentiamo. La Galizia ci aspetta.