2° parte – le cose non sempre vanno come vogliamo…

Quando arriviamo in Spagna, l’obiettivo è solo uno, la Galizia e perché no, il nord del Portogallo. Della Galizia ci siamo innamorati lo scorso anno, pascoli verdi, foreste di eucalipti, spiaggie semi deserte, parcheggi vista oceano e pochissimo turismo, per non parlare ovviamente dei bellissimi spot di surf. Decidiamo, però, di fare una sosta in Cantabria, per dividere il viaggio e non perdere una giornata in camper. Una giornata significano almeno 2/3 session di surf, non possiamo assolutamente perdere tempo prezioso.

Cantabria per noi significa Somo e dintorni: un sacco di spot di surf a pochi km uno dall’altro, e a Somo ho fatto il primo primo surftrip quando non avevo ancora la minima idea di cosa potesse significare fare un viaggio che abbia come unico scopo il surf. Quell’anno ho noleggiato la tavola e sono entrata un paio di volte testando le mie maldestre doti di equilibrio e stabilità in acqua, ho convissuto per 5 giorni con uomini con la scimmia del surf e lo tornerei a rifare mille volte quel viaggio. Mi sono innamorata dell’atmosfera di un surf trip, dei panorami della Spagna del nord, delle spiaggie che risentono incredibilmente di cambi di marea pazzeschi, della simbiosi che si vive con l’oceano.

Tornando al viaggio: siamo arrivati a Loredo, il paesino a est di Somo, con il quale condivide la lunghissima e larghissima spiaggia. Abbiamo trovato un parcheggio e siamo andati subito a vedere il mare, non abbiamo resistito alla tentazione di provare la mia tavola e anche se le onde sembravano piccole ci siamo buttati. Beh, mi sono divertita un sacco, la mia nuova tavola è una bomba e mi ha dato un sacco di soddisfazioni, poi acqua limpida, onde divertenti e non impegnative e sole caldo. Finalmente una gioia nel surf dopo tanti santi tirati giù dal cielo! Abbiamo festeggiato bevendo una birretta fresca e mangiando patatine sul nostro telo in spiaggia, guardando un tramonto infuocato. Ma che sensazione è quella che si prova quando si fanno esperienze del genere? Un aperitivo home made sulla spiaggia, noi, il sole che si tuffa nell’oceano. Benessere e pace dei sensi.

L’indomani mattina la scimmia del surf ha svegliato presto Nick, che dopo una sola session di ieri sera aveva bisogno di onde serie. A Somo, il mare non dava soddisfazione, quindi abbiamo deciso di spostarci a Liencres, alla Playa di Valdearenas, una bellissima spiaggia contornata da una duna e un immensa pineta. Abbiamo fatto spesa per il weekend di modo da non spostarsi più, per non rischiare di non trovare poi posti parcheggio. Liencres non l’ho mai visto tranquillo e non mi ha smentito nemmeno questa volta, onde grandi e che mangiavano i surfisti per me, perfette per Nick. Oltre all’altezza, che dalla spiaggia sembrano sempre ondine tranquille poi quando si è in acqua coricati sulla tavola sono tutta un altra cosa, bisogna vedere anche che potenza e che frequenza ha l’onda. Più è distanziata e più avrà acqua dietro di sé. Quindi se un onda di investe, ci saranno più frullate sott’acqua. Nick, è stato bravissimo ed ha fatto una session super, con documentazione fotografica della sottoscritta appollaiata su una roccia a riva.

Le foto al momento non sono disponibili ma appena scarico e post-produco (un parolone, diciamo, modifico un attimino) le caricherò sicuramente.

Dopo un pranzetto light e ci ributtiamo in spiaggia. Mi metto protezione 30/50 da brava ragazza con incarnato nordico che si brucia anche con un secondo di sole, mi stendo e… inizia il vento. Sabbia che vola e io divento una cotoletta impanata. Avevo della sabbia in testa, nei capelli, nelle orecchie, ovunque! Appena il vento ha rinforzato kiter e windsurfer hanno tirato fuori l’attrezzatura e sono usciti! Tutti tranne uno, Nick è rimasto a guardare la situazione sperando in una diminuzione delle onde, ma più aspettava più il vento gonfiava le onde e più le condizioni diventavano impegnative. Come dicevo prima mai sottovalutare la potenza dell’oceano, le onde erano alte, un errore e devi buttare l’attrezzatura. A fine serata facendo un giro abbiamo trovato la vela di un windsurf nella spazzatura, non deve aver passato un bel quarto d’ora il proprietario. Per fare passare il malumore a Nick, perché ovviamente poi finito i momenti concitati ti chiedi se le condizioni erano davvero ostiche come ti è sembrato oppure era soltanto il timore che parlava, ci siamo seduti vicini al nostro camper vista oceano e abbiamo fatto un aperitivo con patatine e una bottiglia di prosecco che non è arrivata alla fine del tramonto indenne. Un altro giorno vista sole che si tuffa nell’oceano. Non mi godo così i tramonti quando sono a casa.

Le condizioni sono ottime qui dove siamo quindi: Liencres sia, anche oggi. Alla fine non siamo nemmeno sistemati male: siamo in un mega parcheggio con altri van e furgoni, abbiamo posto per tirare fuori sedie e goderci dei bellissimi tramonti, siamo attaccati alla spiaggia e abbiamo una fontana d’acqua potabile. Abbiamo tutto ciò che ci serve, anche riserve di cibo! Session mattutina per Nick che trova ondone ma line up abbastanza affollata. Purtroppo io non sono riuscita a fare grandi foto a causa della lontananza dalla riva e dell’affollamento. Individuare Nick così lontano e metterlo a fuoco ogni volta che prendeva un onda mi stava portando a perdere la vista. Dura la vita da fotografa con obiettivi buoni ma non perfetti. Poi nel pomeriggio c’è stata la rivincita di Nick che ha preso coraggio e si è lanciato in acqua con windsurf. Anche qui la fotografa non si è fatta mancare due o tre scatti che arriveranno più avanti. Adoro scattare foto della session perché sono bei ricordi del momento, oltre al fatto che vedersi in foto ti fa capire magari posizioni errate o il giusto assetto sulla tavola. Io ho visto delle mie foto sulla tavola da surf e ho chiesto che non mi vengano più fatte. Avete presente i post su facebook o su Instagram “come mi vedo io” / “come mi vede mia madre”/ “come mi vede il mio moroso”/”come mi vedono gli altri”, ecco, io sulla tavola mi sento bene, stabile, con una posizione da perfetta surfista figa come quelle che si vedono nei video e soprattutto mi sento come se stessi surfando una montagna d’acqua. Nella foto invece la magra verità, una piccola otaria che tenta di stare in equilibrio sulla tavola e surfa onde di mezzo centimetro. Triste verità. Quindi preferisco continuare a pensarmi Giulia Calcaterra, figa sulla sua tavola da surf anche se la verità è tutta un altra.

A questo punto del viaggio saremmo dovuti ripartire per la Galizia ma il meteo non è stato dalla nostra parte. Un fronte di mal tempo di almeno una settimana ci ha bloccato. Una settimana, 10 giorni di acqua incessante non ce la siamo sentiti di prenderla, voleva dire freddo, grigio e mute che non si asciugano mai. Purtroppo il meteo della Galizia è quasi come quello inglese: nuvolo, freddo, pioggia, nebbia e pochi giorni di sole. L’anno scorso alla fine ci era andata bene, anche se almeno una mezza giornata grigia e di pioggia non ce la toglieva nessuno, ma era agosto. Settembre sicuramente è peggio e viste le previsioni meteo decidiamo di non proseguire. Questa decisione però, ci lascia un po’ di amaro in bocca. Ci eravamo segnati un sacco di spot da andare a testare. Avevamo voglia di stare più isolati, di respirare ancora più libertà.

Adesso mi rendo conto che abbiamo sbagliato una sola cosa: abbiamo programmato. Fino all’ultimo non sapevamo dove saremmo andati ma poi quando abbiamo deciso la destinazione avevamo già un piano, delle tappe prefissate, dei punti da toccare, dei luoghi da fare nostri. Ma programmare significa anche darsi delle aspettative, programmare significa pensare al futuro, andare avanti con la mente e quindi, non vivere il presente. Siamo caduti, come tante volte ci succede, nello schema mentale dell’uomo moderno. Svegliarsi la mattina e pensare a cosa mangerò stasera, alla palestra delle 18, alla cena delle 20 e alla serie Netflix del dopo cena… Tra i mille impegni perdiamo il senso “del qui e l’ora”. Ma il viaggio va vissuto ora per ora, istante per istante. Altrimenti i momenti passeranno via tra le dita senza accorgersene ed il viaggio prenderà un retro gusto amaro.

Difficile staccarsi da questo modo di pensare ma è così che forse riusciremo a ritrovare il gusto fresco che aveva inizialmente il nostro surftrip.

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