L’abbraccio del mare: Levanto (parte 1)

Finalmente, è arrivato, un week-end in cui possiamo uscire dalla regione ed è prevista una mareggiata! Questo significa una sola cosa: si va al mare finalmente. Preparo tutte le cose da mettere sul camper e fidatevi, ogni volta è un piccolo trasloco: coperte, lenzuola, asciugamani e poi generi alimentari, acqua, vino, skate, tavole da surf, SUP, mute di vario spessore e attrezzattura varia da campeggio. Nicola è il designato del carico/scarico attrezzature sport e camping, e puntualmente dimentica a casa qualcosa, io ovviamente lo sgrido ma so nel profondo che se organizzassi io le cose sarebbero metà cose caricate e metà lasciate a casa. Io mi occupo della parte cucina, che onestamente mi viene piuttosto bene. Io lascio a casa volontariamente delle cose (tipo biscotti) che poi puntualmente però prendiamo nel luogo di arrivo. Non è vita in camper senza biscottini come dolce.

Partiamo pomeriggio tardi e arriviamo a Levanto appena prima del coprifuoco, decidiamo per la notte di dormire in un parcheggio lontano dal mare (anche perché nel parcheggio fronte mare sono vietati i camper), ma prima di andarci a sistemare nel parcheggio decidiamo di andare a respirare un po’ di aria di mare. Dopo praticamente 5 mesi, abbiamo potuto rivedere il mare, annusare il suo profumo, lasciarci cullare dal suo sciabordio, l’umidità dell’aria di mare si è subito adagiata su di noi come in un abbraccio. Ciao mare, a domani!

La mattina dopo, ci svegliamo di buon ora e ci dirigiamo subito verso il campeggio, ma prima di nuovo sosta sulla terrazza vista mare a contemplare il mare calmissimo. C’erano dei ragazzi, su un pontile che facevano strane cose con candele e fuoco, poi si lui si è inchinato sulle ginocchia, la ragazza era incredula, si sono abbracciati e baciati e lui pieno di felicità ha urlato al mondo “ha detto SI”. Io, sono un inguaribile romantica e benché il mio romanticismo non mi sia stato molto d’aiuto o comunque non ha funzionato molto bene, per queste cose mi fanno sciogliere come neve al sole. Mi sono commossa e ho applaudito dalla terrazza per questo bellissimo gesto d’amore. E’ proprio bello lasciarsi trasportare e commuoversi per la felicità di altri, anche se non li hai mai visti prima.

Ci sistemiamo in campeggio su una terrazza bellissima, tutti i bestioni bianchi sono sistemati piano terra e invece il nostro Elvis è riuscito a fare una bella salitina e ha portarci in questo magnifico posto. Il camping è bellissimo, docce sempre calde pulite, attenti alla pulizia e immerso nel verde. Ci sono un sacco di gattini che girano per i vari camper ormai abituati al via e vai di turisti. Ho subito pensato a Luigi, la gattina che mi ha tenuto compagnia mentre studiavo per l’esame di ammissione all’università, chissà se verrà a trovarmi?! Mentre prepariamo tutto il nostro giardino privato con sedie e tavolino, ecco che si avvicina un micio grigio e rosso. LUIGI c’era ancora e mi è subito venuto a dare il “bentornata”, gli ho dato subito una doppia dose di coccole e attenzioni poi abbiamo fatto colazione e abbiamo preparato i SUP. Non è tempo di sentimentalismi, Luigi, il mare ci aspetta!

Non ho mai avuto il piacere di vedere le acque di Levanto così limpide: l’azzurro intenso dell’acqua andava a braccetto con la roccia scura e la vegetazione lussureggiante. Uno spettacolo per gli occhi, per la mente e per il cuore. Ti senti davvero appagato da tutta questa bellezza. Ogni volta che faccio queste cose che mi fanno sentire bene mi viene sempre in mente la canzone “una splendida giornata” di Vasco Rossi e me la canticchio mentre il remo scorre nell’acqua. Abbiamo trovato un perfetto trampolino per una sessione di tuffi, l’acqua era fresca ma con la muta non ci spaventa niente. Stavo talmente bene alla fine, che sarei più uscita dall’acqua.

La mareggiata è arrivata. Mi sveglio alle 6 di mattina carichissima senza sveglia, questo per una persona come Nicola è abitudine per me è straordinario. Io sto a letto anche 10 h e faccio fatica a svegliarmi, mi sta venendo il grande dubbio che sia per il fatto che mi sveglio in una landa depressa e desolata. 6.30 ci rechiamo alla spiaggia, vado a chiamare i nostri compagni di avventura che ci hanno raggiunto, Agata e Andrea e si va in acqua. Andrea e Nicola dove ci sono onde più impegnative, Agata e io andiamo sulle ondine più semplici. Avere un’amica sulle onde è stato divertente, ci spronavamo, chiacchieravamo, ci divertivamo. Saliti, abbiamo fatto una sostanziosa colazione al bar, i nostri amici ci hanno lasciato nel primo pomeriggio e noi ci siamo fatti un bellissimo sonnellino ristoratore. Dopo la sveglia così presto ci stava alla grande.

Il giorno dopo, ancora onde, questa volta la mia faccia era un po’ più contrita, la sveglia non è proprio stata carica del giorno prima ma ero pronta per tornare in acqua. C’era una bellissima giornata ed entrare presto mi avrebbe permesso di surfare con poche persone al fianco. Sono stata abituata troppo bene a Chia, quando eravamo solo in due in acqua. In realtà mi sento un pericolo perché ancora non ho la completa gestione della tavola quindi se c’è tanta gente non entro piuttosto. Mai decisione fu presa meglio, tutti i surfisti entravano a centro baia dove c’era Nick e io ho surfato per un ora e mezza praticamente sola. Poi sono arrivati un gruppo di ragazzi urlatori che mi hanno rovinato tutta la magia della session e ho deciso di uscire dall’acqua. Il surf quando vuole riesce a metterti davvero di buon umore. Alcune volte, non so se succede anche ai pro o ai più bravi, vorresti prendere la tavola spaccarla a metà e non salirci più, altre io mi arrabbio tantissimo con me stessa perché magari continuo a cadere e non riuscire a stare in piedi. Ma il “problema” del surf è che diversamente dalle altre discipline che pratico o ho praticato come nuoto o crossfit, chi comanda è il mare e non c’è una condizione standard con cui confrontarsi. E’ sempre diversa, cambiando spot (luogo) o anche rimanendo nello stesso. Le condizioni del mare variano, le condizioni del vento variano e quindi ogni volta è sempre una volta nuova. Aggiungiamo il fatto che non è un allenamento giornaliero ma saltuario e che purtroppo il mare non lo vedo così spesso complica ancora di più le cose.

Il surf però è qualcosa di più grande del solo atto sportivo, quando non sei connesso con il momento, quando stai pensando ad altro o hai in mente solo la performance allora molto probabilmente sarà una session terribile. Quando invece sei pronto a seguire il flow, quando sei pronto a connetterti con la natura, hai la mente libera e aperta allora riesci a cogliere il potere del surf. Il cielo ti sembrerà più azzurro (anche se magari sta piovendo a dirotto), l’acqua più amica e anche prendersi delle sberle dalle onde in faccia sarà piacevole.

Ecco la versione video del racconto. Cosa preferite?