La programmazione si sa, non è di casa. Il surfista fino all’ultimo momento potrebbe cambiare tutto. Come il vento, può cambiare direzione quando meno te lo aspetti. Quindi, niente di prefissato, si parte così, ad un ora a caso del pomeriggio e la destinazione l’abbiamo decisa quando l’abbiamo impostata sul navigatore. Avevamo un po’ di remore, il periodo non è dei migliori per andare all’estero e la destinazione in cui avremmo voluto tornare, la Spagna, da quello che dicono le notizie italiane non è proprio consigliata. Ma alla fine noi siamo in camper, la nostra casa su ruote, non facciamo vita sociale e abbiamo una grande scorta di disinfettante e mascherine. Quindi, ci assumiamo la nostra dose di rischio e partiamo!
Sinceramente, siamo stati presi così tanto dal lavoro e da progetti che, fino a che non abbiamo caricato l’ultimo bagaglio in camper e abbiamo acceso il motore nessuno dei due credeva che saremmo partiti finalmente per un viaggio lungo con il nostro Elvis. La quarantena, le libertà personali imprigionate, tanti pensieri e tante priorità cambiate. Si era detto che dopo questa quarantena saremmo stati tutti un po’ diversi, più attenti al nostro tempo, più buoni, tante liste dei buoni propositi. La maggior parte strappate appena si è ricominciato a lavorare. Ma covid dovrebbe averci fatto capire che in un attimo tutto può cambiare, senza che noi possiamo fare niente, senza opporci: la salute, la malattia, un ordine mondiale o chissà che altra cosa. CARPE DIEM, allora.
Partiamo alle 16, dopo aver caricato il camper con tutto! (A parte il carica batterie della mia go pro, dannata testina!) Impostiamo il navigatore su una tappa intermedia, la stessa dell’anno scorso, Castelnaudery, ora di arrivo 1:30. Siamo sempre molto positivi sul fattore traffico e ogni volta poi rimaniamo intasati in qualche colonna. Questa volta non è la Francia che ci frega ma l’Italia, per la precisione la Liguria, con 45 minuti di coda a Genova e mille e un lavori stradali e cambi di corsia. A mezzanotte eravamo nei dintorni di Montpellier e io cercavo come una disperata su Park4night/caramaps un posto tranquillo dove fermarsi la notte. Purtroppo, la Francia del sud, soprattutto tra Marsiglia e Montpellier non è molto sicura ed è un problema cercare un porto sicuro in cui fermarsi. Abbiamo trovato un parcheggio in una zona residenziale a pochi km dall’uscita dell’autostrada. Silenzioso, tranquillo e fuori dalle scatole, eravamo da soli e questo fa sempre un po’ tenere le orecchie drizzate quando si dorme, ma la stanchezza prende il sopravvento. Ci abbandoniamo, lasciandoci alle spalle una giornata importante. Sveglia fissata tra poche ore per ripartire.
5.30 del mattino, Nick scatta come una molla giù dal letto e si prepara un caffè. Io sono ancora troppo in coma per fare qualsiasi cosa e mi limito a scendere dal letto per andare a posizionarmi sul mio posto di passeggiero. Nuova destinazione sul navigatore: Capbreton. Ora di arrivo mezzogiorno. “Perfetto, giusto per ora di pranzo” penso io, “Perfetto, così mi faccio 2 surfate: la surfatina di primo pomeriggio e poi tramontino” pensa lui. Differenze di vedute.
Puntuali siamo arrivati a Capbreton e ci siamo fiondati a vedere il mare… Che spettacolo! Onde che srotolavano perfette, colori da copertina, uno spiaggione infinito. Inizio a realizzare che sono davvero qui, che non è un miraggio quello che vedo, a un anno e un mese di distanza sono tornata a fare un viaggio serio con il camper! Pranziamo leggeri e ci buttiamo in acqua, non si perde tempo, l’oceano chiama! Io, arrugginita faccio fatica a prendere le onde soprattutto perché Nick per una questione di spazio (ha usato questa scusa) non mi ha voluto prendere su il mio spugnone quindi mi ritrovo con una tavola con un po’ troppo poco volume sotto le chiappe. Per chi non mastica “surfense”: le tavole più hanno volume/ litri, e più sono lunghe più sono facili da utilizzare, per quello ai novizi dello sport si dà lo spugnone. Tanto volume, stabile se arriva in testa non fa male. Se ti arriva in testa una hardboard invece, la senti eccome e le pinne tagliano come rasoi. Vere armi contundenti. La prima session è stata insoddisfacente per me, Nick come da suoi programmi mentali si è sparato due sessioni. La fortuna di cui sa già andare… La sera passa tranquilla, nell’area sosta a pochi metri dalla duna di Capbreton e dalla spiaggia. Chissà dove ci porterà il vento domani?
Le condizioni della mattina successiva non sono per niente buone, tantissimo vento e poca onda. Quindi decidiamo di ripartire. Capbreton è molto carina e mi sarebbe piaciuta vederne un po’ di più, ma le onde chiamano e adesso abbiamo la frenesia di macinare km. Comodissima e a buon mercato (12€ al giorno) l’area sosta direttamente sulla spiaggia, con allaccio corrente e carico/scarico, vicinissima a centro e a 2km si trova anche un supermercato. Prima di arrivare in territorio spagnolo però abbiamo una missione: shopping negli outlet di Hossegor. Outlet di tutte le marche per surfisti: rip curl, billabong, etc etc dove si trovano costumi, mute, accessori vari, vestiario, skate e tavole. Un capannone pieno di tavole. Ci ritroviamo nell’angolo principianti a guardare una piccola softboard per me per ridurre le dimensioni della tavola e tenere qualcosa di stabile e sicuro per me e per gli altri. Sono uscita con il mio nuovo giocattolino, un hard board fish 7’2 della Torq, una sacca nuova per proteggerlo e uno surf skate. Io, che mi faceva peccato spendere 39€ per un costume, di cui ho quasi bisogno. Le priorità, quelle sconosciute. Adesso siamo davvero pronti per la Spagna! Au revoir France! È stato breve ma intenso.
Il mio nuovo giocattolino Cittadina di Capbreton