Capitolo 4: Giro di boa

11° GIORNO – 26 AGOSTO. Decidiamo di tornare vero al Cantabria, a malincuore perchè io, nella mia lista delle cose da fare avevo inserito: Capo Finisterre (Cabo Fisterra in galiziano) luogo ritenuto dagli antichi la fine del mondo e km 0 del Cammino di Santiago; Santiago de Compostela per respirare un po’ dell’atmosfera mistica che respirano i pellegrini che arrivano nella piazza dopo tanto peregrinare; le isole Cies, un arcipelago protetto in cui possono entrare solo 2000 visitatori al giorno, hanno spiagge caraibiche e mare verde smeraldo, un paradiso del trekking. Ma per fare un percorso così avremmo dovuto avere più tempo. Purtroppo si deve tornare per impegni lavorativi e fare un viaggio di molti più km non ha senso perché almeno 2-3 giorni in un luogo è bello fermarsi. Ci avviciniamo a casa, putroppo. Siamo in camper da 11 giorni e la vita casalinga non mi manca per niente nonostante abbia i capelli che non vedono uno shampoo da Ribadesella (sento già lo sguardo di disapprovazione di mia sorella che mi guarda schifata mentre leggerà questa cosa) ma purtroppo lavarsi i capelli la sera vuol dire tenerli bagnati quando si va a letto e devo scegliere se morire di cervicali il giorno dopo (le gioie dei 30 anni) o se avere rasta che sanno di salsedine, la tshirt ha almeno 5 giorni di durata e gli short sono con me da inizio viaggio (rinfrescati sotto la doccia a Ribadesella). Sono con me da tutto il viaggio e continueranno a farlo, alla fine cammineranno a mio fianco. Ho preso su una valigia di panni per 3 settimane in hotel 4* ma in camper me ne bastano 1/4. Questa è una cosa che apprezzo. Consumismo al minimo. Apprezzi una doccia calda da 30 secondi (perchè altrimenti “finisciiiiii l’acquaaaaaaaa!”) mentre a casa non te ne basta una da 30 minuti. Sporcare meno stoviglie possibili perché poi al momento di lavarle “finisciiiiii l’acquaaaaaaaa!”. A casa siamo schiavi di queste cose, ogni giorno facciamo andare lavatrici e lavastoviglie piene sbombate. Dopo questo delirio post-cena siamo fermi in un bellissimo posto, scoperto anche questo a caso (grazie Park4Night), su una falesia a picco sul mare e su una spiaggia: la spiaggia di Penarronda a Tapia de Casariego. Vediamo se domani possiamo entrare in acqua, spero, devo buttarmi! Altrimenti non riuscirò mai a superare la fobia dell’oceano. Sono pronta a surfare e a divertirmi!

12° GIORNO – 27 AGOSTO. Stamattina sveglia e colazione, la giornata parte tranquilla, c’è nuvolo ma non eccessivamente freddo. Alle 9 circa arriva un furgoncino che inizia a suonare il clacson: è il panettiere! Mando Nick in avanscoperta e torna con baguette immancabile e una sorta di plumcake al cioccolato con peso specifico di una mattonella, perfetta per la merenda post surf e la colazione. Non durerà molto conoscendoci. E poi… dopo la spesa direttamente vista Oceano ci siamo buttati in acqua! C’era poca gente, poche scuole di surf, onde giuste, non troppo piccole e nemmeno grossissime da farmi paura ma sopratutto non spingevano tantissimo e non erano velocissime quindi avevo un po’ di tempo per imparare il take off (la partenza sull’onda). Mi sono proprio divertita, contenta di come sia andata l’uscita di oggi. E’ andata talmente tanto bene che mi sono divertita anche se in acqua c’erano alghe dappertutto, praticamente delle mangrovie. E quanto può essere piacevole nuotare con cose (che non sai cosa sono) che ti toccano piedi e mani.

Soffro di leggera talassofobia, ovvero una paura dell’acqua, in particolare del mare e delle acque profonde. Sono un “ottima” nuotatrice, ho fatto gare, la mia infanzia e adolescenza le ho passate nell’acqua clorata (complice la piscina a 2 passi da casa). Ma per me tuffarmi da uno scoglio nell’acqua fonda, nuotare nel lago di Garda lontana dalla riva, fare il bagno in mare dove non tocco, fare snorkeling o immersioni è uno sforzo immane. Fare snorkeling poi con i pesci vicino mi mette un ansia tremenda, potrebbero essere pesci pericolosi, velenosi ed attaccarmi. Figuriamoci che film si fanno nella mia mente se qualcosa mi tocca il piede mentre sono in acqua. Diciamo che ci sto lavorando. Già prendere la tavola da surf e affrontare l’acqua alta, le onde, le alghe è una conquista. Piano piano mi vedrete anche tuffarmi da alti scogli nel blu profondo o fare immersione in apnea. Basta la forza di volontà e la testardaggine.

Il cielo nuvoloso non ci ha abbandonato per tutta la giornata, ma almeno fa caldo. Caldo: 20/21° C. Ci siamo fatti una mangiata stratosferica, il surf mette fame, e ripartiamo per tornare verso Liencres. Ci spiace lasciare questo spot e parcheggio perchè veramente tattico. Spot che lavora bene con medium tide. Per info: https://it.surf-forecast.com/breaks/Playade-Penarronda.

13° GIORNO – 27 AGOSTO: Abbiamo passato la notte nel parcheggio della spiaggia di Liencres, alle 7:30 un tipo ha bussato al camper e ci ha intimato di andare via altrimenti avrebbe chiamato la Guardia Civil perché li era vietato dormire… Strani leggi spagnole, una settimana fa abbiamo dormito nello stesso parcheggio e nessuno ci ha mandato via ora invece ci mandano via alle 7 e 30 del mattino… Sarà l’anima latina che fa rispettare le leggi un po’ a catzum, in Italia come in Spagna. In realtà eravamo in torto perchè ci sono i cartelli che indicano che è vietato il campeggio e il pernottamento ma visto il nostro soggiorno di una settimana fa pensavamo di cavarcela. E’ stata una giornata di bomboloni che ci hanno costretto a spostarci per trovare uno spot surfabile. Un amico che abita in Cantabria ci ha suggerito San Vincente della Barquera, e noi senza pensarci 2 volte abbiamo girato il camper di nuovo verso l’Asturia e siamo tornati indietro di 50 km. Siamo partiti con il sole e siamo arrivati a San Vincente con nuvolo e il solito grigio. Abbiamo parcheggiato il camper in uno dei parcheggi antistanti alla spiaggia, in un campo incolto in mezzo al verde. Il problema era la distanza dal mare, almeno 500mt dall’inizio della spiaggia, calcolando che le spiagge sono profondissime per arrivare all’acqua avevi ancora 2 km, comodo con tavola da surf e zaino, fortunatamente non doveva uscire in windsurf. Poi risentiamo il nostro amico che ci indica come punto più surfabile la parte opposta della spiaggia in cui ci eravamo fermati noi. Bene, altri km e km di spiaggia per arrivare al pontile con il faro verde. MAI UNA GIOIA. Ultima sorpresa della mattinata, io avevo felpa, tshirt e braghini corti, nello zaino anche il piumino. Ma non avevo messo il costume. C’era nuvolo e quasi si metteva a piovere quindi ho pensato che avrei avuto freddo. Errata supposizione, il nuvolo e l’umidità hanno creato una cappa di caldo e avrei potuto fare addirittura il bagno. Diciamo bagnare i piedi! Dopo esserci ritrovati in spiaggia, ci siamo rifugiati nel nostro Elvis e siamo tornati a Somo dove abbiamo raggiunto i nostri amici italiani. Il mare era calato anche a Somo e Nick decide di farsi un altra session, è partito poco convinto e ha fatto 2 ore in acqua. Quando tornerà a casa avrà piedi e mani palmate e le branchie. Io solo la panza… continuo a mangiare schifezze mondiali (palmeritas al cacao; napolitane che sono una sorta di saccottino al cioccolato; abbiamo addirittura preso una torta tipica cantabra che non possiamo mangiare perché non abbiamo un forno, a quesada pasiega).

14° GIORNO – 29 AGOSTO: Oggi giornata senza spostamenti. Bagno di prima mattina (orario spagnolo, verso le 11). Le condizioni erano difficili e c’era molta corrente, ho remato per 2 h e ho preso tutte le onde… in testa! Ci siamo poi dedicati a spesa e a lavanderia, abbiamo riconquistato mutande che ormai davamo per disperse…e ne avevamo proprio bisogno di rinnovare la pulizia del guardaroba. Nel pomeriggio 2° bagno per Nick nel pomeriggio, io ho evitato accuratamente, già ho paura, manca solo che mi butti dentro in condizioni difficili o che non riesco a gestire.

15° GIORNO – 30 AGOSTO: Abbiamo passato la mattinata a Somo, purtroppo siamo parcheggiati in strada quindi è un po’ scomodo tenere tutto super sigillato, soprattutto quando fuori c’è il sole, come oggi. Ci sarebbe stato addirittura il pranzo in veranda. Abbiamo fatto un uscitina in surf e mi sono divertita, ho preso ben 1 onda ma le altre non le ho prese in testa e sono arrivata a stare in line up (il punto dove i surfisti si allineano per prendere le onde, proprio dietro la zona dove le onde si rompono). Dopo aver imparato più o meno a stare in piedi, la fase 2 è imparare le tempistiche di un onda: difficile capire dove chiuderà (destra o sinistra) e il timing. Dopo la session Nick si è dedicato all’inverter di Elvis che ci ha lasciato a piedi senza preavviso. Io ho preparato pranzetto e siamo andati in spiaggia. Finalmente un intera giornata di sole, addirittura siamo riusciti a fare il bagno senza muta giocando con le onde. Io pensavo di fare la figa buttandomi in un onda e a momenti mi affogo in 3 centimetri d’acqua. Visto che il vento non calava, le condizioni del mare non erano belle e si era anche annuvolato (una giornata di sole completo è chiedere troppo!) siamo fuggiti da Somo. CIAO CIAO CANTABRIA! CI RIVEDIAMO PRESTO!!!

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